Il bollettino delle vittime sul lavoro in Italia si configura come una cronaca drammatica, un bilancio di vite spezzate che impone una risposta urgente e strutturale, superando l’approccio emergenziale.
L’incidente a Napoli, con la perdita di tre operai in un cantiere edile, è solo l’ultima, tragica riprova di un sistema carente che necessita di un profondo ripensamento.
Come sottolineato da Franco Ascolese e Cosimo De Marco, esponenti delle professioni sanitarie specializzate nella prevenzione, la carenza di tecnici della prevenzione nei luoghi di lavoro rappresenta un elemento strutturale che mina la sicurezza e la tutela dei lavoratori.
La situazione campana, purtroppo, è particolarmente critica.
In Campania, la copertura del fabbisogno di tecnici della prevenzione, figure professionali deputate alla vigilanza e all’ispezione aziendale per la salvaguardia della salute dei lavoratori, è inferiore al 50% rispetto a quanto previsto dalle normative.
Questa insufficienza si traduce in una ridotta capacità di intervenire efficacemente, di promuovere la cultura della sicurezza e di implementare misure preventive che possano evitare infortuni e decessi.
Il problema non è circoscritto alla sola Campania, ma si estende a tutto il territorio nazionale.
Sebbene la carenza di personale sia meno accentuata rispetto alla regione, l’impossibilità di svolgere controlli periodici presso le imprese compromette seriamente la sicurezza dei lavoratori.
Attualmente, in Italia, sono presenti 2108 professionisti tecnico-sanitari incaricati della funzione ispettiva nei luoghi di lavoro, un numero inadeguato per garantire una copertura efficace.
Il dato campano è emblematico: 315 tecnici su un territorio vasto e con un tessuto produttivo complesso.
La sproporzione tra il numero di professionisti presenti e la necessità di controllo è evidente.
Solo il 15% di questi specialisti è dedicato alla sicurezza sul lavoro, un dato che evidenzia una priorità distorta.
Per raggiungere standard europei di sicurezza, sarebbe necessario un aumento significativo del personale, stimato tra i 300 e i 400 professionisti.
Tale incremento permetterebbe di ispezionare cantieri, impianti, laboratori, allevamenti e magazzini, luoghi spesso teatro di infortuni e malattie professionali.
La richiesta, quindi, non è solo una questione di numeri, ma di investimento strutturale e duraturo.
È necessario finalizzare i fondi vincolati alla prevenzione, non disperdendoli in interventi occasionali.
Solo attraverso un impegno costante e mirato si potrà garantire un sistema di sicurezza efficace e realmente operativo, trasformando il principio della prevenzione da semplice dichiarazione di intenti a pratica concreta e diffusa.
La sicurezza sul lavoro non può essere un optional, ma un diritto inalienabile di ogni lavoratore, tutelato da un sistema di controllo efficiente e adeguatamente supportato.
La memoria delle vittime, come in questo caso a Napoli, deve spingerci ad agire con determinazione, affinché simili tragedie non si ripetano.