lunedì 22 Settembre 2025
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Sit-in all’UniFg: Studenti contestano legami con Israele

L’ateneo federiciano di Napoli è stato teatro di un acceso sit-in, un grido di protesta che si leva contro la persistente crisi umanitaria nella Striscia di Gaza e le intricate relazioni istituzionali tra l’Italia e Israele.
Un corteo, animato da studenti e attivisti pro-Palestina, si è radunato dinanzi all’università, manifestando con striscioni e fumogeni un rifiuto categorico di qualsiasi forma di collaborazione con le istituzioni israeliane, accusate di perpetrare un genocidio.

Il messaggio è chiaro e inequivocabile: si chiede una rottura netta degli accordi di collaborazione tra le università italiane e quelle israeliane.
Un rappresentante dei manifestanti, prendendo la parola attraverso un megafono, ha denunciato l’inazione del governo italiano, rimproverandolo per il silenzio mantenuto in questi anni di conflitto e sofferenza.

“Mentre i nostri governanti voltano la testa, è nostro dovere, come studenti, liberare le nostre università dalle complicità che le legano a questo sistema oppressivo,” ha dichiarato, evidenziando un senso di responsabilità e un desiderio di agire in maniera autonoma.

L’attenzione dei manifestanti si è poi concentrata sulla figura del rettore, Matteo Lorito, accusato di essere partecipe di uno schema di complicità in virtù della sua presenza nella Fondazione Med-Or.

Questa associazione è vista come un ponte, una connessione istituzionale che permette alle politiche israeliane di infiltrarsi nel sistema accademico italiano.

Le accuse vanno oltre la semplice partecipazione: si contesta un ruolo attivo nel perpetuare un sistema di oppressione, non solo attraverso l’uso della forza militare, ma anche attraverso il blocco degli aiuti umanitari, una vera e propria arma di fame.

L’intensità della protesta si è tradotta in un ultimatum, una minaccia di occupazione delle sedi universitarie qualora la prevista “Flottilla per Gaza”, un’iniziativa volta a portare aiuti umanitari nella Striscia, venisse ostacolata.

Questo gesto simbolico sottolinea la determinazione del movimento studentesco a difendere i diritti umani e a contrastare qualsiasi forma di ingiustizia, rifiutando di rimanere indifferenti di fronte alla sofferenza di un popolo.

La protesta non si limita a una denuncia, ma si configura come un atto di disobbedienza civile e un appello a un ripensamento radicale delle relazioni internazionali e dell’impegno accademico.

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