All’interno del carcere di Secondigliano, a Napoli, la Polizia Penitenziaria ha interrotto un’attività illecita, recuperando cinque smartphone e tre micro-telefoni, un ulteriore segnale della persistente sfida che la criminalità organizzata pone al sistema penitenziario. La scoperta, comunicata dall’Unione Sindacale di Polizia Penitenziaria (USPP), si inserisce in un quadro più ampio di contrasto alla comunicazione clandestina all’interno delle strutture detentive.Giuseppe Moretti, presidente, e Ciro Auricchio, segretario regionale dell’USPP, hanno sottolineato come l’impegno costante degli agenti, operando sotto la direzione del carcere e la guida del comandante, sia cruciale per contenere queste infiltrazioni. L’episodio rientra in un’attività di prevenzione particolarmente intensa, soprattutto nel reparto di massima sicurezza dove sono stati rinvenuti complessivamente otto dispositivi proibiti. Secondigliano, in questo contesto, emerge come punto nevralgico dove la Polizia Penitenziaria dimostra una proattività significativa nell’individuazione di oggetti illeciti, non solo telefoni, ma anche sostanze stupefacenti.L’USPP ribadisce con forza la necessità di investire in tecnologie avanzate, in particolare l’implementazione di sistemi di jamming per neutralizzare le comunicazioni non autorizzate. Questi dispositivi, strategicamente posizionati all’interno delle sezioni detentive, rappresenterebbero un deterrente efficace per la criminalità organizzata, impedendo il mantenimento di canali di comunicazione con l’esterno e, conseguentemente, ostacolandone la capacità di pianificare e coordinare attività illecite. La presenza di tali strumenti, secondo il sindacato, è un imperativo per garantire la sicurezza interna e l’efficacia del sistema penitenziario.Nonostante la scoperta e l’impegno profuso, la situazione è resa più complessa da una cronica carenza di personale. L’USPP denuncia il deficit di organico che grava sulla Polizia Penitenziaria, costringendo gli agenti a operare in condizioni di forte pressione e a destreggiarsi tra mille difficoltà per assicurare l’ordine e la sicurezza all’interno del carcere. La tenuta del sistema penitenziario, in questo contesto, dipende non solo dalla proattività degli agenti, ma anche da un adeguato supporto istituzionale che preveda risorse umane e tecnologiche sufficienti per affrontare le sfide poste dalla criminalità organizzata. La salvaguardia della sicurezza interna, in definitiva, è un dovere che richiede un approccio sistemico e una visione strategica che vada oltre la mera reazione agli eventi, puntando a una prevenzione efficace e duratura.
Smartphone e microfoni nel carcere di Secondigliano: scoperta e appello
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