Nel cuore della notte, un’inquietante escalation di violenza ha scosso la quiete residenziale del quartiere San Carlo all’Arena a Napoli. L’abitazione del Comandante della Polizia Municipale di Avella, Luigi Ambrosino, è stata bersaglio di un attacco mirato, culminato in sette spari di arma da fuoco – salve, per fortuna, ma il potenziale di danno era evidente – che hanno interrotto il sonno della famiglia. L’episodio, avvenuto dopo la mezzanotte, ha visto l’ufficiale, responsabile anche del delicato Nucleo Antinfortunistica Stradale di Napoli, in casa con la moglie e i figli, testimoni diretti di un evento che ha lasciato un segno profondo nella loro esistenza.L’atto intimidatorio, più che un semplice gesto vandalico, rivela una precisa volontà di colpire una figura istituzionale, un rappresentante dell’ordine pubblico, con una modalità che suggerisce premeditazione e una certa audacia. La scelta del luogo – la dimora privata dell’uomo – accentua il carattere personale e minaccioso dell’azione, estendendo l’ombra della paura sull’intera famiglia.Immediatamente mobilitati, gli agenti del Commissariato di Polizia di Stato, coadiuvati dal team della Scientifica, hanno avviato un’indagine complessa e articolata. La presenza di cinque bossoli recuperati sulla scena del crimine rappresenta un elemento cruciale per ricostruire la dinamica degli eventi, identificare l’arma utilizzata e, soprattutto, rintracciare gli autori dell’atto intimidatorio. L’analisi balistica, unita ad un’accurata raccolta di testimonianze e alla verifica di eventuali telecamere di sorveglianza presenti nella zona, si rivelerà determinante per fare luce sulla vicenda.Si prospettano diverse piste investigative. La figura di Ambrosino, con il suo ruolo di comandante della Polizia Municipale e la sua responsabilità nel Nucleo Antinfortunistica Stradale, lo pone al centro di dinamiche complesse che potrebbero aver generato inimicizie o conflitti. L’attività di controllo del territorio, l’applicazione rigorosa delle normative, l’accertamento di responsabilità in caso di incidenti stradali, potrebbero averlo reso oggetto di ripicche da parte di soggetti interessati a eludere il controllo o a evitare sanzioni.Non si esclude, inoltre, che l’episodio possa configurarsi come un messaggio di avvertimento, un segnale volto a intimidire non solo Ambrosino, ma l’intera istituzione della Polizia Municipale e, più in generale, le forze dell’ordine impegnate nel contrasto alla criminalità. La gravità del gesto, la sua platealità, suggeriscono una volontà di creare un clima di paura e di mettere a segno una sfida aperta alle autorità. L’inchiesta, ora nelle mani della Procura di Napoli, si preannuncia lunga e complessa, richiedendo un’indagine approfondita e meticolosa per fare piena luce sulla vicenda e assicurare i responsabili alla giustizia. La sicurezza e l’incolumità dei rappresentanti delle istituzioni e delle loro famiglie sono un pilastro fondamentale dello Stato di diritto, e la risposta a questo atto intimidatorio deve essere forte e decisa.