Alle porte della mezzanotte, l’Irpinia è stata teatro di una significativa attività sismica, scossa da un terremoto di magnitudo compresa tra 3.9 e 4.4, con una revisione successiva a 4.0.
 L’evento, avvenuto alle 21:49, ha generato un’ondata di preoccupazione e smarcamento nella popolazione, estendendosi ben oltre i confini provinciali, con percezione chiara nelle aree di Napoli, Salerno e Benevento.
L’epicentro, localizzato con precisione dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) a un chilometro a sud di Montefredane, piccolo centro incastonato nella Valle del Sabato, a breve distanza da Avellino, colloca il sisma in una regione geologicamente sensibile, storicamente soggetta a fenomeni tettonici.
 Questo dettaglio è particolarmente rilevante considerando la recente sequenza sismica che ha già interessato la zona, suggerendo una possibile persistenza di tensioni residue nella crosta terrestre.
La risposta immediata della comunità è stata caratterizzata da un’istintiva reazione di cautela: numerosi cittadini hanno abbandonato le proprie abitazioni, riversandosi nelle strade e nelle piazze, alla ricerca di spazi aperti e percepiti come più sicuri.
 La necessità di accertarsi delle condizioni dei propri cari e la ricerca di rassicurazioni hanno saturato i centralini dei vigili del fuoco, che hanno ricevuto un’impennata di chiamate.
Le autorità locali, guidate dal capo della Protezione Civile regionale, Italo Giulivo, e dal capo dei vigili del fuoco di Avellino, Mario Bellizzi, hanno prontamente attivato i protocolli di sicurezza.
 Sebbene, al momento, non siano stati segnalati danni strutturali significativi, l’attenzione rimane alta e le squadre di soccorso sono impegnate in un’accurata verifica del territorio, con particolare focus sugli edifici più vulnerabili e sulle infrastrutture critiche.
L’evento solleva interrogativi sulla stabilità geologica della regione e sulla necessità di un monitoraggio continuo dell’attività sismica.
L’Irpinia, con la sua complessa storia geologica e la sua posizione in una zona a rischio sismico, richiede una continua valutazione della vulnerabilità e l’implementazione di misure preventive volte a mitigare i potenziali rischi per la popolazione e per il patrimonio territoriale.
La ricostruzione della memoria sismica e la promozione della cultura della prevenzione si rivelano quindi cruciali per affrontare le sfide future e rafforzare la resilienza della comunità.



 
                                    


