L’attività di controllo, protrattasi per molte ore e culminata nel cuore del porto di Napoli, ha portato alla luce un complesso sistema di traffico illecito di rifiuti, con destinazione finale la Turchia.
I Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico (NOE) hanno intercettato e sequestrato un carico monstre, pari a 370 tonnellate, rivelando una spedizione clandestina di materiali di scarto che avrebbe dovuto lasciare il territorio italiano.
L’operazione ha portato all’arresto del rappresentante legale di una società con sede a Caivano, colto in flagranza mentre coordinava le operazioni di imbarco.
L’indagine, iniziata con il sospetto di un’esportazione non autorizzata, ha portato all’identificazione di un 32enne di San Giuseppe Vesuviano, ritenuto il fulcro dell’attività illecita.
L’uomo è accusato di aver organizzato la spedizione di rifiuti pericolosi, violando le normative internazionali e nazionali in materia di gestione dei rifiuti.
Parallelamente al sequestro del carico principale, i militari hanno provveduto a bloccare i quattro veicoli impiegati nel trasporto, che avevano a bordo circa 120 tonnellate di materiale di scarto.
L’obiettivo dichiarato per il carico era lo smaltimento in un impianto industriale di Izmir, in Turchia.
Le indagini hanno rivelato che si trattava di MPS (Materia Prima Secondaria), derivante da una fase preliminare di lavorazione, ma falsamente classificato per eludere i controlli.
L’inchiesta non si è limitata all’intercettazione della spedizione.
I Carabinieri hanno esteso i controlli all’impianto aziendale di Caivano, dove hanno scoperto una situazione ancora più grave.
Le verifiche hanno confermato le ipotesi investigative e hanno portato al sequestro di ulteriori 250 tonnellate di rifiuti speciali, anch’essi destinati all’acciaieria turca e anch’essi etichettati in modo fraudolento come materia prima secondaria.
Questo schema operativo, che prevedeva la mascheratura dei rifiuti pericolosi con false dichiarazioni di conformità, consentiva di aggirare le severe normative europee e turche in materia di gestione dei rifiuti, esponendo l’ambiente e la salute pubblica a rischi significativi.
L’operazione del NOE evidenzia, ancora una volta, la necessità di rafforzare i controlli e la collaborazione internazionale per contrastare efficacemente il traffico illegale di rifiuti, un business criminale che genera profitti illeciti a spese dell’ambiente e della sicurezza.
Il caso solleva interrogativi sulla tracciabilità dei rifiuti e sulla responsabilità delle aziende coinvolte, aprendo la strada a ulteriori approfondimenti e verifiche a livello amministrativo e penale.






