L’udienza preliminare ha preso il via al tribunale di Santa Maria Capua Vetere, coinvolgendo 48 imputati nell’ambito di un’articolata inchiesta della Procura sammaritana che ha svelato un sofisticato sistema di frodi assicurative.
L’operazione, culminata con l’arresto di 22 persone, ha portato alla luce un’associazione criminale che ha orchestrato una serie di raggiri per un ammontare complessivo di quattro milioni di euro.
Le indagini, condotte congiuntamente dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Aversa e dal Nucleo Anti-Sostituzioni (NAS) di Napoli, hanno preso avvio nel 2019 e hanno rivelato un meccanismo fraudolento basato sulla manipolazione di certificazioni mediche e la fabbricazione di falsi incidenti.
Inizialmente, la Procura, guidata da Pierpaolo Bruni e con la direzione del pm Gerardina Cozzolino, aveva richiesto l’emissione di 54 misure cautelari.
Tuttavia, in seguito agli interrogatori condotti dal Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) applicando le disposizioni dettate dalla cosiddetta “Legge Nordio”, il numero è stato ridotto a 23, comprendenti 22 arresti domiciliari e un obbligo di firma.
Un aspetto particolarmente rilevante è l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di truffe, contestata a 17 degli indagati.
L’elenco completo degli indagati si estende a 504 persone, ma l’udienza preliminare si concentra su circa cinquanta figure chiave, prevalentemente professionisti sanitari e legali.
Il fulcro dell’organizzazione criminale sembrava essere radicato a Casal di Principe, dove operava un individuo spacciandosi per fisioterapista, gestendo un centro di trattamenti ora sottoposto a sequestro.
Le attività del NAS hanno portato al sequestro di ulteriori tre centri diagnostici dislocati tra Caserta e Napoli, luoghi in cui venivano redatte false attestazioni di lesioni e trattamenti terapeutici, in funzione del raggiro assicurativo.
Un significativo gesto di collaborazione ha visto la donazione delle apparecchiature sequestrate in uno dei centri diagnostici all’ospedale San Giuseppe Moscati di Aversa.
Particolare attenzione è stata posta sul ruolo di medici in servizio in strutture ospedaliere pubbliche del Casertano, in particolare a Maddaloni e Marcianise.
Tre di questi professionisti sono stati arrestati, con l’emersione di un quadro allarmante: due dei medici avrebbero certificato falsamente circa 1700 episodi, percependo tra 200 e 1000 euro per ciascuna attestazione.
Il patrimonio accumulato da questi professionisti è stato oggetto di sequestri, con somme rilevanti individuate su conti correnti e in contanti, fino a 60.
000 euro rinvenuti presso l’abitazione di uno di essi.
Un episodio emblematico è quello relativo al medico Fiorito, inizialmente agli arresti domiciliari, che ha ottenuto la revoca della misura cautelare grazie all’intervento del suo avvocato, Pina Clemente, in vista dell’udienza preliminare.
Il sistema fraudolento coinvolgeva anche vittime di incidenti, spesso persone in condizioni di indigenza, reclutate dagli avvocati e remunerate con una media di 50 euro per aver ricevuto false certificazioni mediche.
Le persone prive di lesioni preesistenti venivano indirizzate negli ospedali di Maddaloni e Marcianise, mentre chi possedeva già documentazione di infortuni veniva indirizzato altrove per ottenere certificati falsi e completare la truffa.
L’indagine rivela un complesso intreccio di complicità tra professionisti sanitari, legali e vittime, finalizzato all’ottenimento di profitti illeciti attraverso la manipolazione del sistema assicurativo.