Un gesto di profonda umanità e impegno civile arricchisce il carcere di Avellino, intitolato al coraggioso brigadiere Antimo Graziano, caduto a Piscinola nel 1982.
Cinquecento volumi, frutto di una donazione commovente dalla famiglia Graziano, costituiranno il fulcro di due nuove sale bibliotecarie, un’espansione significativa per l’istituto penitenziario.
La cerimonia, sobria ma carica di significato, ha visto la partecipazione delle figlie del brigadiere, Concetta e Rosanna, le quali hanno espresso il desiderio che questo dono simboleggi la perpetuazione della memoria di un padre che ha dedicato la sua vita al servizio dello Stato e la promozione di una cultura inclusiva, capace di trascendere le barriere fisiche e sociali.
La donazione, al di là del suo valore materiale, si configura come un potente atto di speranza e di fiducia nel potere trasformativo della lettura.
Come sottolineato dalla direttrice della Casa Circondariale, Maria Rosaria Casaburo, la biblioteca non è semplicemente un luogo di accesso a informazioni, ma un vero e proprio motore di cambiamento, un rifugio dove le storie possono illuminare la realtà e offrire prospettive inedite, anche per chi si trova a vivere una condizione di privazione della libertà.
Attraverso i libri, i detenuti possono esplorare mondi diversi, sviluppare empatia, riflettere sulla propria esistenza e immaginare un futuro diverso, alimentando così il percorso di riabilitazione e reinserimento sociale.
L’impegno per la gestione e l’animazione della biblioteca è stato affidato a Pascaline, una detenuta particolarmente sensibile e talentuosa, autrice di ‘Un sogno che non muore’, un libro autobiografico toccante che testimonia la resilienza umana e la ricerca di speranza all’interno del sistema penitenziario.
La sua esperienza diretta e la sua passione per la lettura la rendono una guida ideale per promuovere la biblioteca come uno spazio di crescita personale e di condivisione culturale, un luogo dove la narrazione può diventare strumento di dialogo e di comprensione reciproca, contribuendo a ricostruire ponti e a riaccendere la fiamma della speranza.
L’iniziativa si inserisce in un più ampio progetto volto a favorire l’accesso alla cultura e all’istruzione all’interno dell’istituto, riconoscendo il ruolo cruciale che essi svolgono nel percorso di reinserimento dei detenuti e nella costruzione di una società più giusta e inclusiva.