Il panorama del XIX secolo è costellato da figure di ineguagliabile ingegno musicale, e Giuseppe Verdi e Franz Liszt ne rappresentano due vertici assoluti. La loro affinità, sebbene apparentemente distante – il compositore d’opera, il virtuoso del pianoforte – si rivela in un dialogo fecondo che Giovanni Bertolazzi, pianista di riconosciuta eccellenza, offre al pubblico con il suo recital “Ottantotto sfumature di Verdi”. Questo appuntamento, nell’ambito della stagione 2025 del Maggio della Musica, si propone come un’esplorazione profonda del legame tra il melodramma verdiano e l’ingegno pianistico di Liszt, presentando un repertorio che trascende la semplice esecuzione.Bertolazzi, acclamato a livello internazionale, in particolare nell’ambiente musicale ungherese, si è affermato come autorevole interprete del corpus lisztiano, non solo per la sua abilità tecnica, ma anche per la sua capacità di sondare le profondità espressive delle composizioni. Il recital non è una mera raccolta di brani, ma un percorso concertistico che svela l’ammirazione di Liszt per Verdi, attraverso una serie di *parafrasi da concerto*. Queste non sono semplici arrangiamenti, bensì rielaborazioni complesse e audaci, in cui le arie e i cori più celebri delle opere verdiane – *Ernani*, il toccante *Miserere* dal *Trovatore*, la solenne *Danza Sacra* e il drammatico duetto finale dell’*Aida*, culminando con il tormentato *Rigoletto* – vengono trasfigurati attraverso l’abile manipolazione armonica, la virtuosa orchestrazione pianistica e l’invenzione contrappuntistica di Liszt.Le *parafrasi* si configurano come un atto di omaggio, certo, ma anche come un laboratorio musicale in cui Liszt sperimenta nuove possibilità interpretative e tecniche al pianoforte, spingendo lo strumento al limite delle sue capacità espressive. Non si tratta semplicemente di riprodurre le melodie verdiane, ma di infonderle di una nuova vita, una nuova personalità, attraverso l’abilità di Liszt, che le trasforma in architetture musicali complesse e affascinanti.La seconda parte del concerto è interamente dedicata alla *Sonata in Si minore* di Liszt, un’opera monumentale composta a Weimar tra il 1852 e il 1853 e dedicata a Robert Schumann. Quest’opera segna un punto di rottura con la tradizione romantica, incarnando un’estetica radicalmente nuova. La *Sonata* rappresenta un’aspirazione a superare i confini della forma sonata classica, disfacendo le convenzioni e proponendo una visione innovativa della composizione musicale. La volontà di innovazione si concretizza in un’opera che si dipana come un unico, immenso flusso musicale, un organismo complesso in cui le componenti di coesione e di unità formale si fondono con un’invenzione visionaria e una narrazione musicale di ampio respiro, creando un’esperienza d’ascolto coinvolgente e profondamente emozionante. La *Sonata* è un esempio lampante di come la musica potesse, nel cuore del Romanticismo, aspirare a una dimensione trascendentale e a una potenza espressiva senza precedenti.
Verdi e Liszt: Ottantotto Sfumature di un Dialogo Musicale
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