Dall’interno di una cella carceraria, un filo invisibile tesseva ancora una rete di potere e controllo: Vincenzo Zullo, soprannominato “’o Cavallar”, figura apicale del clan Zullo di Cava dei Tirreni, si rivela l’architetto di un’operazione illecita, orchestrata con la fredda precisione di chi non ha più nulla da perdere. Le indagini, meticolosamente condotte dalla Polizia di Stato sotto la direzione del procuratore Giuseppe Borrelli, hanno portato alla notifica di quattro provvedimenti di arrestazione in carcere, svelando un sistema complesso di estorsioni e usura gestito con spietata efficienza.Oltre a Zullo, già in detenzione come Michele Memoli, la rete criminale include Gerardo Bartiromo e Vicenzo Pellegrino, individui ritenuti elementi chiave nell’esecuzione degli ordini e nel trasferimento di ingenti somme di denaro. La loro collaborazione ha permesso a Zullo di mantenere un controllo capillare sulle attività del clan, nonostante la sua condizione di recluso.L’accusa si fonda su un quadro di coercizione economica e intimidazione, che ha colpito un commerciante locale, vittima di un prestito concesso a condizioni usurai e poi estorto con minacce velate e pressioni inaccettabili. Parallelamente, il clan ha esercitato un dominio pervasivo su una piazza di spaccio situata nella frazione Santa Lucia, estorcendo denaro ai gestori e imponendo regole ferree. Questa ingerenza non si limita a un mero controllo finanziario, ma rappresenta una vera e propria imposizione di potere e un’alterazione profonda della dinamiche sociali e commerciali del territorio.La vicenda evidenzia come la criminalità organizzata possa adattarsi e persistere anche dietro le sbarre, sfruttando il sistema di complicità e la capacità di manipolazione per perpetrare attività illecite. Le indagini hanno svelato una struttura gerarchica ben definita e un’infrastruttura di supporto logistico che ha permesso al clan di mantenere un controllo significativo sul territorio, nonostante le restrizioni imposte dalla detenzione. L’operazione dimostra, inoltre, la cruciale importanza di una vigilanza costante e di una cooperazione efficace tra le forze dell’ordine e la magistratura per contrastare la criminalità organizzata e proteggere le vittime. La lotta contro la camorra non può fermarsi alle pareti carcerarie, ma deve investire a fondo le radici del fenomeno, smantellando le reti di potere e garantendo un futuro di legalità e sicurezza per la comunità.
Zullo, il boss che gestisce il clan dalla cella: nuove arresti
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