“Non uno di più”, il cortometraggio social firmato da Maurizio Braucci, si configura come un urgente grido d’allarme, una riflessione cruda e diretta rivolta alle nuove generazioni.
Lontano da un approccio didascalico, il film, della durata di soli sei minuti, si propone di scuotere le coscienze e stimolare un dibattito imprescindibile: la pericolosa proliferazione delle armi tra i giovani.
Braucci, autore di culto con un curriculum prestigioso (“Gomorra”, “La paranza dei bambini”, “Martin Eden”), utilizza un linguaggio essenziale e un impatto visivo immediato per penetrare nell’animo dei ragazzi, invitandoli a confrontarsi con una realtà angosciante.
La proiezione in anteprima, prevista per il 18 dicembre presso l’Istituto Casanova di Napoli, segna l’avvio di una campagna di sensibilizzazione mirata.
L’opera, destinata a una diffusione capillare attraverso i canali social e una programmazione nelle scuole – estendendosi oltre i confini campani – e in spazi cinematografici come la Casa Cinema di Luciano Stella, mira a creare un effetto domino di consapevolezza.
Il cortometraggio si articola attorno a un principio narrativo che evoca l’abilità di Čechov: la promessa implicita che, in una storia, un’arma presentata in scena, prima o poi, verrà usata.
Ma Braucci non si limita a riproporre questa regola, anzi, la sovverte con una verità dolorosa: nel mondo della finzione, le pistole sparano per finta; nella realtà, le armi strappano vite.
Questa dicotomia, esplicitamente affrontata nel cortometraggio, crea un ponte tra l’immaginazione e le tragiche conseguenze del possesso e dell’uso improprio delle armi.
Braucci non edulcora la realtà.
Il fenomeno della diffusione delle armi tra i giovani è presentato come un’emergenza sociale, con un aumento allarmante delle vittime per motivi futili.
Il cortometraggio non si pone come un semplice strumento di intrattenimento, ma come un veicolo per un messaggio potente: il bisogno urgente di una profonda riflessione sulla percezione della realtà e sui confini, spesso labili, tra immaginazione e azione.
La speranza è che istituzioni e società civile si uniscano in questo sforzo, superando l’indifferenza che alimenta un ciclo di violenza insostenibile.
“Non uno di più” è un invito all’azione, un appello alla responsabilità per il futuro delle nuove generazioni, una voce che chiede a gran voce di interrompere la spirale di morte e di costruire un mondo in cui la realtà non sia offuscata dalla pericolosa illusione del potere delle armi.






