lunedì 4 Agosto 2025
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Beats of Pompeii 2025: Wardruna suggella un viaggio emozionante

Conclude il suo viaggio nel tempo, lasciando un’eco di emozioni e suggestioni, la seconda edizione di “Beats of Pompeii 2025”.

La rassegna, sostenuta dal Ministero della Cultura, dal Parco Archeologico di Pompei, dal Comune di Pompei e da Scabec – Regione Campania, e abilmente diretta da Peppe Gomez, ha offerto un caleidoscopio di performance che hanno vibrato tra l’innovazione e la tradizione, celebrando la potenza della musica in un contesto storico di inestimabile valore.
Dai virtuosismi elettronici di Jean-Michel Jarre, all’intensità drammatica di Nick Cave, alla carica rock di Bryan Adams, fino alla maestria orchestrale di Riccardo Muti, il pubblico è stato testimone di un percorso artistico eclettico e appagante.

L’atto conclusivo, che suggella questa seconda edizione, vede protagonista il gruppo norvegese Wardruna, un’entità musicale capace di evocare un’atmosfera primordiale e spirituale.
L’Anfiteatro di Pompei, monumento simbolo di un’epoca e di una civiltà perduta, si configura come scenario perfetto per accogliere un’esperienza che trascende i confini temporali.
Wardruna non si limita a comporre musica; il gruppo intesse un rituale sonoro, un viaggio introspettivo nelle radici culturali norrene.
Guidati dalla visione artistica di Einar Kvitrafn Selvik, i Wardruna ripescano un immaginario antico, ricostruendolo attraverso l’uso di strumenti tradizionali e testi in lingua norrena arcaica.

La loro musica non è mera riproposizione del passato, ma un’interpretazione contemporanea, un ponte tra le ancestrali sonorità del Nord e la sensibilità del nostro tempo.
Il concerto offrirà un’immersione nell’universo sonoro di “Birna”, il loro ultimo album, un’opera concettuale che esplora l’intricata rete di relazioni che lega l’uomo alla natura e al regno animale.

L’orso, figura mitologica e potente, emerge come archetipo centrale, incarnando forza primordiale, mistero e connessione profonda con il mondo naturale.

L’esibizione si configura, quindi, non come un semplice concerto, ma come un’esperienza rituale, un’occasione per riscoprire un legame perduto con le nostre origini, un invito a riflettere sul nostro ruolo all’interno dell’ecosistema globale.
L’Anfiteatro di Pompei, testimone di secoli di storia, si fa custode di un momento unico, un incontro tra passato e presente, tra spiritualità antica e ricerca contemporanea, in cui la musica si eleva a voce di un’umanità alla ricerca di un senso più profondo.

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