La proposta di un ripensamento dei programmi scolastici, avanzata dal regista Enrico Vanzina nel contesto del Festival Internazionale del Cinema Pompei, solleva interrogativi cruciali sul ruolo dell’educazione e della cultura popolare nella formazione delle nuove generazioni. L’idea di sostituire, in parte, lo studio de “I Promessi Sposi” con un’analisi approfondita del cinema italiano, in particolare della commedia all’italiana, si configura come un tentativo di valorizzare un patrimonio artistico capace di veicolare l’identità nazionale attraverso il sorriso, ma anche, e soprattutto, di stimolare una riflessione critica sulle dinamiche sociali e culturali che plasmano la nostra realtà.L’evento, arricchito dalla proiezione di “Fortapàsc” e dalla testimonianza diretta di Giuseppe Coppola, ex attore di “Mare fuori”, ha focalizzato l’attenzione sulla pericolosa emulazione di modelli negativi che spesso i media, e in particolare le fiction, propongono ai giovani, specialmente in contesti territoriali fragili come quello campano. Coppola ha espresso il suo rifiuto a partecipare a un progetto percepito come compromettente con la sua identità di cittadino di Gragnano, una città operosa e ricca di storie autentiche, in contrasto con l’immagine distorta proiettata da alcune rappresentazioni mediatiche.Il dibattito si è esteso alla discussione sull’impatto di opere come “Gomorra” e “Mare fuori”, spesso accusate di non contribuire positivamente alla crescita di giovani immersi in realtà criminali. La necessità di focalizzarsi sulle storie di chi opera per la legalità, piuttosto che celebrare comportamenti illegali, è stata sottolineata con particolare urgenza dalle studentesse del Liceo delle Scienze Umane E. Pascal, che hanno espresso la loro sorpresa nell’apprendere la dura realtà del loro territorio degli anni ’80.Marco Risi ha condiviso il suo progetto di un film toccante sulla transizione di una giovane donna dell’Est, intrappolata in Ucraina a causa della guerra, evidenziando l’importanza di raccontare storie che affrontano temi complessi e attuali. Nonostante l’apprezzamento per il contributo culturale di opere come “Muro di gomma” e “Mary per sempre”, è stato osservato con amarezza che la realtà, pur denunciata, non è radicalmente mutata. Il peso della criminalità organizzata, il pagamento del pizzo e la persistenza di un clima di illegalità continuano a gravare sul territorio.La proposta di Vanzina e le riflessioni emerse durante il Festival suggeriscono un approccio pedagogico innovativo, che valorizzi il cinema come strumento di conoscenza, di riflessione critica e di promozione di valori positivi, al fine di formare cittadini consapevoli e responsabili, capaci di costruire un futuro migliore per la loro comunità. La necessità di raccontare storie che ispirino speranza e legalità si configura come un imperativo per le nuove generazioni, un investimento nel futuro sociale e culturale del nostro Paese.
Cinema a scuola: Vanzina sfida i programmi e accende il dibattito.
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