sabato, 19 Luglio 2025
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Edipo Re: un labirinto di verità scomode

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Edipo Re: un labirinto di specchi e verità scomodeL’Ostia Antica Festival si è aperto con una nuova interpretazione di *Edipo Re*, un’immersione nel dramma sofocleo orchestrata da Luca De Fusco e promossa dal Teatro di Roma.
La rappresentazione si apre con un’immagine potente: un proiettore ottagonale illumina il palcoscenico con la visione di corpi prostrati, vittime di una pestilenza che affligge Tebe, immediatamente evocando il peso della sofferenza e il senso di urgenza che permea la tragedia.

Edipo, figura centrale, irrompe in questo scenario desolato, animato da una preoccupazione palpabile e dalla necessità di comprendere l’origine del male che tormenta la sua città.
Il suo interrogatorio ad Apollo, mediato dall’inviato Creonte, segna l’inizio di un viaggio arduo, un percorso alla ricerca di una verità che si rivelerà devastante.

La regia di De Fusco ambisce a un equilibrio delicato: rispettare la grandezza del testo classico e, al contempo, proiettare una luce contemporanea, attingendo a suggestioni psicanalitiche e all’estetica onirica di René Magritte.
L’uso di inserti filmati, un elemento che riscuote l’apprezzamento del pubblico, si integra, seppur con qualche incertezza, in un quadro visivo ricco di simbolismi.
La performance di Luca Lazzareschi, versatile e intensa, cattura l’attenzione, così come la solida interpretazione di Manuela Mandracchia e la presenza autorevole di Paolo Serra nel ruolo di Creonte.

Le musiche originali di Ran Bagno contribuiscono a creare un’atmosfera di suspense e a sottolineare le sfumature emotive della vicenda.
La traduzione di Gianni Garrera, coerente con la visione registica, introduce un linguaggio innovativo, che si avventura in espressioni come “geneticamente” e sottolinea la dimensione onirica e collettiva dell’inconscio, con riferimenti alla fusione tra individui nei sogni e all’unione con le madri.
Se in alcuni momenti il linguaggio rischia di scadere in un eccessivo dramma borghese, in altri momenti, soprattutto durante il confronto tra Edipo e Giocasta, riesce a restituire un’intimità dolorosa e una dolcezza malinconica.
*Edipo Re* è il racconto di un uomo determinato a liberare la sua città dalla peste, ma che, nel perseguire la verità, si imbatte nel proprio destino tragico.
La sua indagine sull’omicidio di Re Laio lo conduce a una scoperta agghiacciante: egli stesso è l’assassino, colui che ha involontariamente compiuto un parricidio e che ha sposato la propria madre.

La rivelazione lo pone di fronte alla responsabilità di un atto commesso nell’ignoranza, un fardello che lo condanna all’esilio e all’accecamento.
La regia introduce elementi simbolici che arricchiscono la narrazione, come la figura di Tiresia, l’indovino cieco, rappresentato su uno schermo-specchio, che incarna l’inconscio di Edipo, la sua capacità di conoscere senza sapere, di custodire segreti che lo tormentano.

L’interpretazione di Lazzareschi conferisce a Tiresia una dimensione inquietante, amplificando il senso di mistero che lo avvolge.

L’immagine del servo pastore, anch’esso interpretato da Lazzareschi, vestito con un’improbabile bombetta, giacca e cravatta, aggiunge un tocco di surrealtà, evocando l’atmosfera magrittiana che pervade la rappresentazione.

L’uso di immagini proiettate, come nuvole, cipressi e statue, crea un’ambientazione suggestiva, ma a tratti eccessiva, ridondante rispetto alla scelta di costumi firmati da Marta Crisolini Maltesta.
La gabbia in cui è imprigionato Tiresia, con i suoi echi di cinguettii, rimane un elemento enigmatico, la cui funzione simbolica non risulta del tutto chiara.
Nonostante qualche infrazione al rispetto della tradizione scenica, con l’introduzione dello schermo, il pubblico accoglie con entusiasmo questo *Edipo* spettacolare, capace di coinvolgere emotivamente e di offrire una chiave di lettura contemporanea senza compromettere la potenza del testo originale, pur in una versione essenziale, priva del coro.

La rappresentazione, che ha toccato con successo l’Ostia Antica e si sposterà al Campagna Teatro festival e al Festival di Merida, si conferma un’occasione per riscoprire la forza e la rilevanza di una delle tragedie più significative della letteratura occidentale.

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