Un Ottantennale tra Memorie, Riflessioni e la Fragilità di un’Arte ScomparsaLe cronache annunciano un traguardo: Leopoldo Mastelloni compie ottant’anni. Un compleanno segnato dalla consapevolezza di un mondo in tumulto, un eco lontano delle inquietudini infantili. L’attesa del suo libro di memorie, “Così fan tutti”, in uscita per Albatros-Il Filo, promette di svelare la vita di un artista definito da lui stesso un “bullizzato culturale”, un racconto in 500 pagine costellate di aneddoti, fotografie e dialoghi inediti con figure emblematiche come Gassman, Vitti e Schygulla.Il ricordo del 79° compleanno, segnato da un’ammissione di fragilità (“temo la depressione, faccio brutti pensieri”) e dalla promessa del ministro Sangiuliano, è ancora vivo, ma spento dalla mancanza di un seguito concreto. Una promessa, come spesso accade, svanita nel silenzio burocratico. Mastelloni, che si definisce nato “nello stesso giorno di Giulio Cesare”, riflette sull’apparente mancanza di riconoscimento per la sua arte, contrapposta alla celebrazione di figure popolarmente note. “Si gettano onorificenze per cantanti e calciatori, la cultura conta di meno”. Un’osservazione amara, corroborata dalla constatazione di aver seminato generosamente, vedendo i frutti raccolti da altri, talvolta in forme inaspettate. L’influenza del suo stile, il suo sguardo irriverente e profondo, si ritrova, ad esempio, nell’esibizione di Achille Lauro a Sanremo o nella poetica di Lucio Corsi, testimonianza di un’eredità artistica che continua a ispirare.Il suo percorso è costellato di collaborazioni intense, un vero e proprio scambio intellettuale con figure come Rosi, Ghirelli, Mastroianni e Squitieri, un nutrimento reciproco che ha contribuito a forgiarne l’unicità. La perdita di questi compagni di viaggio lascia un vuoto incolmabile. “Non ho più nessuno del mio mondo”.L’episodio della “bestemmia” in diretta televisiva nel 1984, evento che ha segnato una cesura nella sua carriera, è un ricordo doloroso, ma non offusca il ricordo di un’esperienza sublime: l’ultima apparizione di Eduardo De Filippo a Taormina, un momento in cui il maestro gli propose un’occasione di collaborazione con una convinzione che Pupella Maggio descriverebbe come “mai vista”.Il rapporto con la televisione, un tempo terreno di regni con Antonello Falqui in “Bambole non c’è una lira”, si è raffreddato, relegandolo a brevi apparizioni come esperto di Mina. Rimangono nel cassetto progetti ambiziosi, come un omaggio a Laura Betti e Pier Paolo Pasolini, testimonianza di una passione inespresso.Il suo ottantennale non sarà celebrato con doni materiali, ma con la continuazione di un gesto che ha caratterizzato tutta la sua esistenza: la capacità di donare, di lasciare un segno nel mondo. La sua vera eredità, il suo ultimo dono, è restare fedele a se stesso, a quella sincerità che lo contraddistingue. Un artista che ha navigato tra le acque agitate del costume e della cultura, lasciando un’impronta indelebile nel panorama artistico italiano, un monito a non dimenticare il valore dell’arte, della cultura e dell’umanità che le sottende.
Leopoldo Mastelloni, 80 anni: Memorie, Arte e il Silenzio del Riconoscimento.
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