martedì 12 Agosto 2025
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Leopoldo Mastelloni: Il Genio Iconoclasta tra Speranza e Memorie

Il mondo dello spettacolo italiano è appeso a un filo di speranza per Leopoldo Mastelloni, figura poliedrica e iconoclasta del teatro e della televisione, recentemente colpito da un ictus e ricoverato in prognosi riservata.
A 80 anni, un’età segnata da una carriera intensa e a tratti controversa, Mastelloni incarna un’epoca di grande fermento culturale e artistico, un’epoca che sembra ormai lontana, soffocata dai ritmi frenetici e superficiali del presente.
Nato a Napoli nel 1945, in una famiglia di giuristi, Leopoldo Mastelloni ha presto rifiutato il sentiero tracciato, scegliendo la strada della ribellione artistica.
Il suo debutto sul palco, a vent’anni, presso il Teatro Esse, è stato un atto di rottura, una dichiarazione di intenti: confrontarsi con autori impegnati come Antonin Artaud, Jean Genet, Hugo von Hofmannsthal, sotto la guida del maestro Gennaro Vitiello.
Questa formazione si è rivelata fondamentale per definire il suo approccio al teatro, un approccio che privilegia l’estremismo, la provocazione, la sperimentazione formale.

Mastelloni non si è mai limitato al teatro, spaziando con disinvoltura tra televisione e cinema.
Il suo percorso televisivo, costellato di successi e scandali, è stato segnato da un episodio emblematico: una bestemmia durante il programma “Blitz” nel 1984, che gli è costata l’esclusione temporanea dai circuiti televisivi.

Questo evento, lungi dal spegnere la sua stella, ne ha esacerbato il carisma, trasformandolo in una figura di culto, un outsider che sfidava le convenzioni e le ipocrisie del sistema.
La sua partecipazione a programmi come “Bambole non c’è una lira” e “Studio ’80” testimonia la sua capacità di reinventarsi e di mantenere un rapporto critico nei confronti del mezzo televisivo.

Il cinema ha offerto a Mastelloni ulteriori opportunità di esprimere la sua visione del mondo, seppur spesso relegato a ruoli di contorno in film di diverso genere, da thriller come “Inferno” di Dario Argento a commedie popolari.
La sua figura è stata profondamente segnata da un’inconfondibile stile performativo, caratterizzato da un travestitismo audace e da una libera e disinvolta espressione della propria omosessualità, in un’epoca in cui tali atteggiamenti erano ancora stigmatizzati.

Negli ultimi anni, Mastelloni ha espresso apertamente il proprio senso di solitudine e di emarginazione, denunciando la precarietà della condizione dell’artista e la perdita di valori in un mondo dominato dalla logica del profitto e dell’apparenza.
Il suo imminente libro di memorie, “Così fan tutti”, promessa di rivelazioni e aneddoti inediti, offre un’ulteriore testimonianza della sua parabola artistica e personale, un viaggio tra le leggende del teatro italiano e le debolezze dell’anima.
Le sue parole, piene di amarezza e di sarcasmo, svelano un uomo stanco e disilluso, ma ancora animato da un profondo amore per l’arte e per la bellezza.

La sua assenza dai riflettori, una scelta o una conseguenza delle difficoltà incontrate, ha reso ancora più prezioso il suo contributo al panorama culturale italiano, un patrimonio che rischia di essere perduto senza un adeguato riconoscimento.

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