Napoli Abyssale: Cronache di un Risveglio SotterraneoVittorio Del Tufo ci offre con “Il Fiume Scomparso” (Castelvecchi, 306 pp.
, 20 €) un’opera che trascende i confini del thriller urbano, proponendosi come un’indagine stratificata sulla psiche di una città, Napoli, e sulla sua complessa relazione con la memoria, il territorio e le forze che la plasmano.
Più che un romanzo di suspense, si tratta di un’esplorazione geologica, sociale e spirituale, intrisa di un’inquietante tensione apocalittica che pulsa sotto la superficie del quotidiano.
L’anno è il 2016.
Un diluvio incessante frusta la città, amplificando le sue fragilità strutturali e svelando, attraverso la fiumana d’acqua, le cicatrici profonde incise nel suo ventre.
Piogge torrenziali non sono mero elemento scenografico, ma catalizzatori di un risveglio: qualcosa preme dal profondo, un’eco primordiale che risuona nelle voragini improvvisamente aperte, come bocche fameliche pronte a inghiottire il presente.
Al centro di questo scenario apocalittico si stagura la figura di Viola, giovane geologa, costretta a confrontarsi con un incarico apparentemente rutinario: l’aggiornamento della mappa idrogeologica cittadina in vista del vertice G20.
La sua competenza scientifica si rivela presto insufficiente a comprendere la portata del fenomeno che si manifesta.
Non si tratta di semplici instabilità del suolo, ma di una perturbazione più profonda, un movimento tellurico che investe l’intera città, rendendo labile il confine tra realtà tangibile e memoria collettiva.
Napoli non è solo un luogo fisico, ma un organismo vivente, pulsante di energie sotterranee e segreti millenari.
L’indagine di Viola si dipana attraverso un labirinto di figure enigmatiche: un vecchio visionario, custode di conoscenze arcane; un geologo, accecato dall’ossessione per la verità sepolta; una setta esoterica, manipolatrice di forze occulte; e una misteriosa operazione, denominata “Idra”, tessuta nell’ombra da mani potenti.
Ogni personaggio incarna un frammento della verità, un tassello di un puzzle complesso che rivela una storia di inganni, sfruttamento e manipolazione del territorio.
Il “fiume scomparso” non è solo un elemento geografico, ma una metafora potente del passato dimenticato, delle radici storiche che affondano in un paesaggio antropizzato e spesso traumatico.
La sua assenza è il segno di una trasformazione violenta, di un’imposizione forzata di un ordine artificiale che ha cancellato la memoria del luogo.
Le vibrazioni che scuotono le imponenti torri del Centro Direzionale, simbolo del progresso economico, sono il presagio di un crollo imminente, di una resa dei conti tra il presente e il passato.
Del Tufo, con la sua profonda conoscenza della città e la sua abilità nel tessere trame intricate, offre una lettura inedita di Napoli, restituendole una voce antica e potente.
L’autore, attraverso la pagina settimanale de “Il Mattino L’Uovo di Virgilio”, in collaborazione con il fotografo Sergio Siano, ha saputo cogliere l’essenza di una città ferita ma resiliente, capace di resistere alle avversità e di custodire gelosamente la sua identità.
“Il Fiume Scomparso” è un monito, un invito a riscoprire le nostre radici, a onorare la memoria del luogo e a proteggere il fragile equilibrio tra uomo e natura.