Napoli, scrigni di storie tessute: un patrimonio teatrale riscopertoL’Arena Flegrea, incastonata nella suggestiva cornice della Mostra d’Oltremare, ospita un evento di eccezionale importanza culturale: la mostra “Napoli in scena – La Scuola del ‘700 nel costume teatrale d’autore”.
Più che una semplice esposizione di abiti di scena, si tratta di un progetto ambizioso volto alla riscoperta e alla conservazione di un patrimonio artistico e artigianale che rischiava l’oblio.
Come sottolinea Mariano Bauduin, figura poliedrica di musicista, compositore, drammaturgo e regista, l’iniziativa mira a creare una sede permanente per questa inestimabile collezione, un vero e proprio “giacimento culturale” da preservare per le future generazioni.
Il cuore della mostra è costituito da una selezione di 44 costumi scelti da un tesoro di oltre 4000 pezzi acquisiti dalla storica sartoria romana “GP 11”.
L’intervento dell’amministrazione comunale, con il supporto del sindaco Gaetano Manfredi e dell’assessore Teresa Armato, è stato cruciale per la salvaguardia di questo patrimonio, un atto di responsabilità volto a celebrare i 2500 anni dalla fondazione di Napoli.
La mostra, curata in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti e l’associazione “Gli alberi di canto teatro”, offre un affascinante viaggio attraverso la storia del teatro napoletano, dalla tragedia greca alle prime opere del Novecento, con un focus particolare sulla ricca tradizione barocca.
La selezione di costumi, che include anche capi iconici come quelli de “La Gatta Cenerentola”, illustra l’evoluzione del teatro settecentesco e l’abilità di figure chiave come Odette Nicoletti, Vera Marzot e Zaira De Vincentiis, che hanno saputo imprimere un’identità unica alle loro creazioni.
L’esposizione non si limita alla mera presentazione dei costumi, ma offre un approfondimento tecnico attraverso schede illustrative, bozzetti e fotografie di scena, svelando le complesse tecniche sartoriali impiegate.
L’ambizione del progetto va oltre l’evento temporaneo, prefigurando la nascita del primo Museo del Costume Teatrale del Mezzogiorno, un centro di ricerca e divulgazione dedicato alla valorizzazione di un’arte spesso sottovalutata.
Come evidenzia Zaira De Vincentis, costumista e docente all’Accademia di Belle Arti, questi costumi sono vere e proprie “entità autonome”, capaci di comunicare un messaggio di identità anche al di fuori del contesto scenico.
Il valore aggiunto di questi abiti risiede nella loro capacità di incarnare un “lavoro fatto a regola d’arte”, un connubio di abilità tecnica e ispirazione creativa.
Federica De Rosa, docente di Storia dell’Arte Contemporanea e Beni Culturali, sottolinea con forza la necessità di “trattenere la memoria”, riconoscendo la complessità dei materiali impiegati, spesso polimaterici e assimilabili alle tecniche dell’arte contemporanea.
La conservazione di questi costumi presenta sfide uniche, che vanno oltre le problematiche tipiche del restauro di abbigliamento, includendo la necessità di preservare l’integrità di materiali innovativi e non convenzionali.
La mostra, in definitiva, celebra non solo la maestria artigianale, ma anche la ricchezza culturale e la vitalità artistica di Napoli, un crogiolo di tradizioni e innovazione.






