“No!”: La Voce Inascoltata degli Internati Militari Italiani e il Testamento di Felice MaglianoIl silenzio avvolgeva per decenni una fetta cruciale della storia italiana: la vicenda degli internati militari italiani, uomini che, dopo l’Armistizio dell’8 settembre 1943, rifiutarono di arruolarsi nelle fila della Wehrmacht o della Repubblica Sociale Italiana.
Una storia di coraggio, resilienza e profondo amore per la patria, ora riscoperta e restituita alla luce grazie al libro “La luna al suo comando” di Lorella Beretta, pubblicato da Castelvecchi.
Il volume si configura come un prezioso documento storico, costruito attorno alla toccante testimonianza di Felice Magliano, un bracciante salernitano che visse oltre un secolo e che, in un’intervista struggente condotta poco prima della sua scomparsa, rivelò l’esperienza drammatica nei campi di concentramento.
La sua voce, forte e lucida, emerge come un faro in un periodo oscuro, un “no!” vibrante e inequivocabile contro ogni forma di coercizione e tradimento dei valori nazionali.
Magliano, prigioniero catturato in Montenegro, descrive la beffa dei tedeschi, che li deridevano con l’appellativo di “badogliani”, un’etichetta che per lui rappresentava un onore, un simbolo della sua fedeltà all’Italia e al suo ideale di libertà.
La sua fermezza era alimentata dalla consapevolezza che l’arruolamento avrebbe significato sparare contro connazionali, forse contro i suoi stessi fratelli.
Il libro non si limita alla cronaca dei campi di concentramento, ma offre uno sguardo intimo sulla vita di Magliano, arricchito dalle lettere appassionate alla moglie Gaetana, “Tanella”, a cui dedicava versi dolcissimi, come quello che dona il titolo al libro: una celebrazione dell’amore eterno, un rifugio sicuro in tempi di avversità.
Beretta, con sensibilità e rigore giornalistico, colloca la storia di Magliano nel contesto più ampio del fenomeno degli internati, evidenziando come tra loro figurassero personalità di spicco della cultura e della politica italiana, come Tonino Guerra, Giovanni Guareschi e Mario Rigoni Stern.
L’autore cita anche il libro “L’altra resistenza” di Alessandro Natta, sottolineando come la loro esperienza sia parte integrante della Resistenza italiana, come riconosciuto anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
La prefazione di Liliana Segre, a sua volta testimone di deportazione, aggiunge un ulteriore strato di significato, ricordando il silenzio imposto a suo marito Alfredo Belli, anch’egli internato.
La senatrice a vita spiega come la loro esperienza fosse destinata a rimanere nell’ombra, vittima di giudizi ambivalenti da parte di destra, che li avrebbe considerati traditori, e da parte di sinistra, che li avrebbe relegato a figure secondarie.
Durante le presentazioni del libro, Beretta ha riproposto la frase ricorrente di Magliano, “nunn’i facìti, i ‘uerre.
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aviti capit?”, un’implorazione disperata, un appello universale alla ragione e alla pace, un monito contro la follia della guerra.
“La luna al suo comando” non è solo un libro sulla storia degli internati militari italiani; è un inno alla libertà, un’esortazione alla memoria, un viaggio emozionante nel cuore di un uomo che, con il suo “no!”, ha contribuito a riscrivere la storia di un’intera nazione, lasciando un testamento di umanità e speranza per le generazioni future.






