lunedì 28 Luglio 2025
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Ornella Muti a Giffoni: icona, resilienza e un messaggio alle nuove generazioni.

L’eco della sua voce, potente e vibrante, risuona al Giffoni Film Fest: Ornella Muti, icona indiscussa del cinema italiano, non si definisce tale, ma incarna una forza che ha plasmato generazioni.
Il suo percorso artistico, un viaggio attraverso personaggi femminili complessi e sfaccettati, si configura come un manifesto di resilienza e coraggio.
Ripercorrendo le tappe fondamentali della sua carriera, Muti ricorda con emozione Franca Viola, la donna che negli anni Cinquanta ha infranto un tabù sociale, rifiutando il matrimonio riparatore e aprendo la strada a un cambiamento culturale profondo.

“Io non ci sto,” la frase che ha segnato un’epoca, riecheggia ancora oggi, ispirando nuove generazioni a ribellarsi alle convenzioni e a rivendicare la propria autonomia.
La sua interpretazione de *La moglie più bella*, film che narra la storia di Viola, non è stata solo una performance attoriale, ma un atto di testimonianza, un omaggio a tutte le donne che hanno osato sfidare il destino imposto.
Oltre a Franca Viola, l’esperienza in *Codice privato* di Maselli, un’opera singolare dove l’attrice recitava essenzialmente da sola, ha lasciato un’impronta indelebile.
“Un’esperienza che mi ha segnato profondamente,” ammette Muti, sottolineando come ogni personaggio, ogni ruolo, diventi parte integrante della propria identità.
Anche Immacolata, il personaggio interpretato nello spettacolo teatrale *L’Ebreo*, ha rappresentato una sfida emotiva complessa, un’immersione profonda in un’esistenza tormentata che ha richiesto un lungo processo di liberazione interiore.

L’amicizia con Sean Baker, regista acclamato per *Anora*, si rivela una fonte di profonda gratitudine.
“La sua umiltà è disarmante,” confida Muti, emozionata dalla definizione di “musa” che il regista le ha attribuito.
Un riconoscimento che va ben oltre il semplice apprezzamento artistico, elevato a simbolo di una stima reciproca che arricchisce il percorso di entrambi.

Riflettendo sulla sua carriera, Muti si mostra sorprendentemente distaccata dall’etichetta di “diva”.

“Non ho mai desiderato fare l’attrice,” rivela, sottolineando come il suo percorso sia stato il risultato di una serie di circostanze fortuite e di una fiducia incondizionata nei registi con cui ha collaborato.

La mancanza di una formazione accademica, lungi dall’essere un limite, si è trasformata in un’opportunità per apprendere direttamente sul campo, guidata da maestri del cinema che hanno saputo cogliere il suo talento innato.
“Mi prendevano per mano,” ricorda con affetto, “e mi insegnavano l’arte del cinema con la generosità di chi crede nel potenziale degli altri.

”Rivolgendosi ai giovani, Muti condivide i suoi dubbi e le sue paure, ricordando i momenti di incertezza che hanno segnato l’inizio della sua carriera.

“Avevo tanta paura,” confessa, “ma oggi direi: non abbiate timore di osare.
Il sogno è il nutrimento dell’anima, la linfa vitale che ci spinge a superare i nostri limiti.
”Il suo messaggio è chiaro: ognuna di noi è una gemma preziosa, unica e irripetibile.

Abbracciare la propria individualità, dire di no quando la coscienza lo impone, anche a costo di andare controcorrente, sono i pilastri di una vita autentica e appagante.

La solidarietà femminile, la capacità di reinventarsi dopo le cadute, la ricerca incessante della propria verità, costituiscono un faro per le nuove generazioni di donne, un invito a credere nel proprio potenziale e a lasciare un’impronta positiva nel mondo.
Il cammino è arduo, ma la forza interiore, la resilienza e la condivisione rendono ogni passo più leggero e significativo.

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