La conservazione del patrimonio culturale, in particolare quello fragile e disperso come quello pompeiano, si avvia a una nuova era grazie all’integrazione di robotica avanzata e intelligenza artificiale.
Il progetto RePAIR (Reconstructing the Past: Artificial Intelligence and Robotics Meet Cultural Heritage), finanziato dall’Unione Europea e sviluppato in collaborazione tra università e istituti di ricerca europei e italiani, ha recentemente dimostrato un’applicazione sperimentale promettente all’interno del Parco Archeologico di Pompei.
L’obiettivo primario del progetto è la ricostruzione virtuale e fisica di affreschi pompeiani gravemente danneggiati, ridotti a un labirinto di frammenti spesso in stato di estrema degradazione.
Due esempi emblematici sono stati selezionati per la sperimentazione: i resti del soffitto di alcuni ambienti della Casa dei Pittori al Lavoro, nell’Insula dei Casti Amanti, e gli affreschi della Schola Armaturarum, quest’ultimi ulteriormente complicati dal crollo parziale dell’edificio nel 2010.
Questi affreschi, testimonianze preziose della vita e dell’arte nell’antica Pompei, sono stati vittime non solo della violenza del Vesuvio nel 79 d.
C.
, ma anche dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e dei successivi eventi sismici, che hanno frammentato e dislocato i mosaici decorativi.
Il sistema sviluppato, coordinato dall’Università Ca’ Foscari di Venezia e con il contributo significativo dell’Istituto Italiano di Tecnologia, opera in diverse fasi.
Inizialmente, le immagini digitali di ogni singolo frammento vengono acquisite e elaborate.
L’algoritmo di intelligenza artificiale, privo di una “immagine di riferimento” a cui fare affidamento, si adopera quindi per risolvere un puzzle di straordinaria complessità, analizzando forme, colori, tecniche pittoriche e, ove possibile, la posizione originale stimata.
La soluzione proposta viene poi trasmessa a una piattaforma hardware dotata di due bracci robotici, equipaggiati con “soft hands” – mani robotiche flessibili e delicate – capaci di manipolare i frammenti con precisione e sicurezza.
La sfida non si limita alla mera ricomposizione del puzzle.
La perdita di porzioni significative dell’opera originale, i danni irreparabili e, soprattutto, la mescolanza accidentale di frammenti provenienti da contesti diversi, creano ostacoli ulteriori.
L’interfaccia sviluppata, tuttavia, consente agli archeologi di interagire direttamente con il sistema di intelligenza artificiale, validando le proposte, correggendo gli errori e contribuendo con la loro expertise.
“La quantità di materiale da ricostruire è a dir poco monumentale,” afferma Gabriel Zuchtriegel, direttore del Parco Archeologico di Pompei.
“L’analisi dettagliata delle forme e delle decorazioni di ogni elemento offre indizi preziosi, ma un’impresa di tale portata sarebbe irrealizzabile per un team umano.
L’intelligenza artificiale, in questo contesto, si rivela uno strumento indispensabile, capace di assistere gli archeologi nell’interpretazione e nella gestione della complessità intrinseca ai materiali archeologici.
Preannuncia un futuro in cui la robotica e l’IA saranno elementi centrali nella nostra comprensione e conservazione del passato.
” Il progetto RePAIR rappresenta quindi un passo avanti significativo verso una nuova archeologia, dove tecnologia e competenza umana si fondono per restituire al mondo la bellezza e la storia di Pompei.






