La storia di Sant’Antoniello a Port’Alba si arricchisce di un nuovo capitolo, testimonianza di un impegno profondo verso il recupero del patrimonio culturale napoletano.
Questo complesso monastico, originariamente eretto nel 1550 come fulcro della vita religiosa attraverso l’ordine francescano di Sant’Antonio di Padova, ha attraversato secoli di devozione e attività monastica, per poi concludere la sua funzione originaria nel 1819.
Trasferito al Comune di Napoli nel 1987, il sito ha trovato una nuova vocazione grazie alla collaborazione con l’Università degli Studi di Napoli Federico II, che ne ha assunto la cura e il restauro.
Il terremoto del 1980 aveva lasciato segni profondi, ma l’intervento dell’Ateneo federiciano ha mirato a non solo consolidare la struttura, ma a restituire alla città un luogo di inestimabile valore, trasformandolo in sede della Biblioteca di ricerca di area umanistica – BRAU.
Questa biblioteca, custode di un patrimonio librario fondamentale per la storia dell’Università e della cultura napoletana, si radica così in un contesto architettonico di eccezionale rilevanza.
Il recente intervento, culminato con la sua riconsegna alla comunità, ha affrontato problematiche strutturali cruciali, concentrandosi sulla messa in sicurezza del fragile tetto ligneo, un elemento chiave per la conservazione dell’intero edificio.
La chiusura al pubblico nel 2010, legata a criticità nella tenuta degli stucchi della cupola, ha rappresentato una fase necessaria per garantire la sua fruibilità futura.
L’opera di restauro, finanziata con un investimento di 800.
000 euro, ha permesso di affrontare queste problematiche, integrando al contempo un rinnovato equilibrio conservativo.
L’iniziativa non si limita alla mera conservazione.
Il recupero degli infissi, la sostituzione delle vetrate e l’introduzione di un sistema di illuminazione all’avanguardia e di un impianto audio di qualità, hanno contribuito a creare un ambiente più accogliente e funzionale, riducendo al minimo l’impatto dei fenomeni di degrado legati all’umidità e all’azione degli agenti atmosferici.
Il rettore dell’Università Federico II, Matteo Lorito, ha sottolineato come questa struttura rappresenti non solo un importante polo culturale, ma anche un’occasione per rafforzare l’impegno dell’Ateneo nei confronti della città, offrendo spazi per convegni e eventi.
Il sindaco Gaetano Manfredi ha invece enfatizzato il valore simbolico di questo recupero, inserendolo nel contesto di un più ampio piano di riqualificazione dell’area di Port’Alba, con l’obiettivo di rilanciare la vocazione culturale di un quartiere storico per Napoli.
Sant’Antoniello a Port’Alba risorge così come un nuovo gioiello, un luogo in cui la storia, la cultura e l’innovazione si fondono, destinato a diventare un punto di riferimento per la comunità e a perpetuare la memoria di un passato glorioso, proiettato verso un futuro di rinnovato splendore.
La sua riscoperta rappresenta un atto di amore verso la città e un investimento nel suo futuro culturale.