La vicenda della chiesa di Donnaregina Nuova, nel cuore del centro storico di Napoli, si conclude con un atto formale: lo sgombero, eseguito in seguito a un’ordinanza del prefetto Michele di Bari. La struttura, di proprietà del Fondo Edifici di Culto, ente del Ministero dell’Interno, torna alla sua originaria destinazione, segnando un punto fermo in una complessa disputa che intreccia fede, cultura, gestione pubblica e tutela del patrimonio artistico.La storia affonda le radici in un accordo precedente, risalente al 2007, quando l’arcivescovo Crescenzio Sepe concesse alla diocesi la possibilità di utilizzare la chiesa per l’esercizio del culto e, contemporaneamente, di ospitare una delle due sedi del Museo Diocesano, affidato ad una gestione privata. Questa scelta, sebbene volta a promuovere la fruizione artistica e religiosa, si è rivelata temporanea. La scadenza del contratto che legava la Curia Arcivescovile, attualmente guidata dal cardinale Mimmo Battaglia, e l’ente gestore, non accompagnata da un rinnovo, ha innescato una serie di eventi che hanno portato alla decisione odierna.L’atto di rilascio è stato preceduto da un periodo di tensione, manifestato dal presidio degli addetti museali, che sottolineano il ruolo cruciale che il Museo Donnaregina ha rivestito negli anni come polo culturale di primaria importanza nel Mezzogiorno. La presenza di opere di maestri del calibro di Leonardo, Michelangelo, Bruegel, Antonello da Messina e Caravaggio testimonia l’eccezionalità del patrimonio custodito, un tesoro che i manifestanti temono venga disperso o sottoutilizzato. L’appello lanciato ai rappresentanti delle istituzioni locali e nazionali – sindaco, presidente della Regione, rettori universitari, direttori di altri musei – riflette la volontà di creare un fronte comune per la salvaguardia di questa ricchezza artistica.Parallelamente, la Curia Arcivescovile ha chiarito di non perseguire l’intenzione di una chiusura definitiva del museo, ma di essere impegnata in un processo di riorganizzazione volto a valorizzare il patrimonio ecclesiastico cittadino. Questo processo ambisce a rafforzare la funzione culturale, educativa e pastorale, in linea con la missione della Chiesa, e a trovare soluzioni alternative per la fruizione delle opere d’arte.La vicenda solleva interrogativi profondi sulla gestione del patrimonio culturale in contesti complessi, dove si intersecano interessi pubblici, religiosi e privati. L’impegno del sottosegretario al Ministero dell’Interno con delega al Fec, Wanda Ferro, e della Prefettura di Napoli, volto alla valorizzazione e alla salvaguardia del patrimonio artistico e architettonico, evidenzia la necessità di un approccio integrato e di un dialogo costruttivo tra tutte le parti coinvolte, al fine di garantire la conservazione e la fruizione consapevole di un bene prezioso per la città e per l’intera nazione. Il futuro del Museo Donnaregina, ora, si apre con incertezza, ma con la speranza di una soluzione che possa conciliare la riappropriazione dello spazio da parte della comunità ecclesiale con la tutela e la promozione del suo inestimabile patrimonio artistico.
Sgombero a Napoli: la Chiesa di Donnaregina torna al culto, futuro incerto per il museo.
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