Un Ritorno alla Luce: Inizia il Restauro del San Ludovico di Simone Martini a CapodimonteUn’opera di inestimabile valore storico e artistico si appresta a rinascere: la monumentale pala raffigurante San Ludovico da Tolosa, capolavoro di Simone Martini, custodita nel Museo e Real Bosco di Capodimonte, è al centro di un intervento di restauro straordinario, il primo dopo oltre sei decenni.
Questo restauro non è solo un’operazione di manutenzione, ma un’occasione unica per approfondire la conoscenza di un’opera che incarna l’apogeo dell’arte angioina a Napoli, crocevia di influenze e mecenatismo nel cuore del Mediterraneo.
L’iniziativa, resa possibile da una significativa collaborazione tra il Museo di Capodimonte, guidato da Eike Schmidt, e l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, rappresenta un modello di sinergia tra istituzioni culturali.
La scelta di un “cantiere didattico”, allestito all’interno della stessa sala del secondo piano che ospita la pala, mira a rendere l’intero processo trasparente e accessibile al pubblico, favorendo un coinvolgimento attivo e una maggiore consapevolezza del patrimonio artistico.
Il restauro, che si concluderà entro sei mesi, si prefigge di affrontare le problematiche strutturali e conservative che hanno interessato l’opera nel corso del tempo.
L’intervento comprenderà uno studio approfondito della struttura lignea della tavola, la consolidazione del supporto per eliminare sconnessioni e fessurazioni, e la possibile integrazione di piccole lacune sulla predella.
Particolare attenzione sarà dedicata al fissaggio della decorazione a gigli sul verso e al consolidamento della superficie policroma sul recto, per preservare la vibrante ricchezza cromatica che caratterizza il dipinto.
La pala, che raffigura San Ludovico in abiti regali mentre incorona Roberto d’Angiò, entrò a far parte della collezione del Museo Nazionale nel 1921, per poi essere trasferita a Capodimonte nel 1957.
La sua storia è indissolubilmente legata alla storia di Napoli, dove la famiglia Angioina, fervente sostenitrice delle arti, ne commissionò la realizzazione come potente strumento di propaganda e celebrazione della fede.
Si ipotizza che la sua collocazione originaria fosse nella chiesa francescana di San Lorenzo Maggiore, anche se non si escludono connessioni con Santa Chiara o con il Duomo.
Ludovico, principe angioino che rinunciò al trono per abbracciare l’ordine francescano e morì nel 1297, fu canonizzato nel 1317, data convenzionalmente indicata come quella di realizzazione dell’opera.
Due anni dopo, le sue reliquie furono trasferite da Marsiglia a Napoli, rafforzando il legame tra la dinastia regnante e la città.
La monumentale tavola, che supera i tre metri di altezza, era originariamente rivestita in foglia d’oro e impreziosita da gemme, simboli della potenza e della devozione.
La predella, con le scene della vita del santo – tra cui i funerali a Brignoles e un miracolo post mortem – testimonia la maestria del pittore senese e reca la sua firma: *Syon de Senis me pinxit*.
Questo restauro non è solo un atto di conservazione, ma un’opportunità per riscoprire e valorizzare un’opera che testimonia un momento cruciale nella storia dell’arte e della cultura napoletana, e per celebrare il virtuosismo di Simone Martini, uno dei maggiori esponenti della pittura italiana del Trecento.






