Stefania Rocca, dopo l’esperienza dietro la macchina da presa con *La madre di Eva*, si è posta un interrogativo cruciale: la possibilità di tornare a interpretare unicamente un ruolo, di accettare una visione registica altrui senza la naturale propensione a volerla plasmare. La risposta, o meglio, l’esplorazione di questa dinamica, trova spazio in *L’amore non lo vede nessuno*, una drammatizzazione teatrale firmata da Piero Maccarinelli, tratta dall’ultimo romanzo di Pietro Grasso (Rizzoli). La rappresentazione debutterà in chiusura del 68° Festival dei Due Mondi di Spoleto, dal 11 al 13 luglio.Prodotto da Compagnia Moliere, Centro Teatrale Bresciano, Teatro Quirino, Teatri di Napoli – Teatro Nazionale, lo spettacolo segna la terza collaborazione artistica tra Grasso e Maccarinelli, che precedentemente avevano affrontato *Fuoriusciti* e *Il Caso Kaufmann*. Il cast, arricchito dalla presenza di Giovanni Crippa e Franca Penone, promette un’esperienza interpretativa intensa e sfaccettata.Rocca descrive la narrazione come una sfida complessa, un vero e proprio rompicapo da decifrare. Maccarinelli la definisce un “thriller esistenziale”, un’etichetta che ne svela la profondità filosofica e l’ambizione di scavare nell’animo umano. Lo spettacolo, in definitiva, si configura come un’indagine impietosa sul significato dell’esistenza, un viaggio introspettivo che ci pone di fronte alla nostra oscurità interiore, costringendoci a confrontarci con i temi del perdono, sia verso gli altri che verso noi stessi.La trama prende avvio dalla tragica scomparsa di Federica, una delle due protagoniste, e dall’inaspettato apparire di un uomo sconosciuto al funerale. L’incontro innesca una spirale di domande e sospetti, dando vita a un confronto serrato tra i due personaggi. Si ritrovano settimanalmente in un bar, vincolati da un accordo delicato: lui si impegna a svelare i dettagli del suo legame con Federica, mentre lei accetta di rinunciare a ogni indagine autonoma, astenendosi dal cercare di identificarlo.Questa dinamica di segreti e rivelazioni suggerisce un intricato gioco di potere e manipolazione, dove la verità si cela dietro una rete di menzogne e silenzi. Lo spettatore è invitato a interrogarsi sulla natura dell’amore, della perdita e della memoria, e a riflettere sulla fragilità della condizione umana di fronte all’inevitabile confronto con il mistero della morte. La pièce si preannuncia come un’opera di grande impatto emotivo, capace di scuotere le coscienze e di stimolare un dibattito profondo sulla necessità di confrontarsi con le proprie ombre e di abbracciare la possibilità del perdono come via per la redenzione.
Stefania Rocca e il thriller esistenziale a Spoleto
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