Napoli si appresta a celebrare la figura di Sigismund Thalberg, virtuoso pianista austriaco, attraverso “Quel che resta del genio”, un concerto inedito che fonde l’esecuzione pianistica con la narrazione, in programma giovedì 27 novembre al Teatro Sannazaro sotto l’egida dell’Associazione Alessandro Scarlatti, guidata da Oreste de Divitiis.
A incarnare la voce e l’arte di Thalberg saranno il pianista Francesco Nicolosi e lo scrittore e critico musicale Stefano Valanzuolo, quest’ultimo ideatore del testo narrativo.
Tommaso Rossi, direttore artistico della Scarlatti, sottolinea l’importanza di Thalberg come figura cardine e catalizzatore di innovazione nella scuola pianistica del XIX secolo.
Thalberg non fu un semplice interprete, ma un architetto del suono, un ingegnere dell’emozione.
La sua abilità tecnica, culminata nell’audace effetto a tre mani, ampliò il potenziale espressivo del pianoforte, elevandolo da strumento da salotto a veicolo di sinfonie e melodie, capace di evocare l’orchestra e di imitare la voce umana con rara intensità.
La sua tecnica rivoluzionaria, combinata con un profondo studio delle possibilità armoniche e timbriche dello strumento, contribuì a ridefinire il ruolo del pianista e le aspettative del pubblico.
L’originalità del progetto risiede nell’approccio narrativo scelto da Stefano Valanzuolo.
La biografia del compositore viene filtrata attraverso la prospettiva inusuale di Efisio Marini, il medico incaricato di preservare il corpo di Thalberg dopo la sua morte a Napoli nel 1871.
Questo filtro temporale e professionale offre una lente unica per esplorare la vita e l’opera del musicista.
Attraverso una sorta di monologo interiore, Marini ricostruisce il percorso di Thalberg, dalle celebri rivalità con Liszt, alle raffinate frequentazioni della vita mondana, fino all’affezione sincera e profonda per la città di Napoli.
Il racconto si configura come un’ammirazione quasi ossessiva, una sorta di identificazione empatica con il genio perduto.
Francesco Nicolosi ne sottolinea la maestria, ricordando che Thalberg si dedicò prevalentemente a parafrasi operistiche, trascrizioni audaci e fantasie ispirate ai brani che eseguiva in concerto, opere che informano e arricchiscono il programma musicale della serata.
La serata musicale si apre con il maestoso Gran Concerto in fa minore op.
5, per poi proseguire con una selezione di brani tratti da “Les Soirées de Pausilippe” op.
75, un omaggio alla bellezza e all’atmosfera della regione campana, e con fantasie ispirate a capolavori operistici come “Mosè” di Rossini e “Un ballo in maschera” di Verdi.
Un momento di particolare interesse è l’esecuzione del “Tema e Variazione da Hexameron” di Franz Liszt, un omaggio al rivale, che precede la trascrizione thalberghiana del Quartetto de “I Puritani”, un confronto tra due giganti del pianismo romantico.
La scelta di includere l’opera di Liszt non è un mero aneddoto, ma una riflessione sulla competizione artistica e sull’influenza reciproca tra i due interpreti.
L’esecuzione si preannuncia come un viaggio nell’anima di un genio, un’immersione nel Romanticismo musicale e un tributo alla ricca tradizione pianistica napoletana.








