L’imminente entrata in vigore di un dazio punitivo del 107% sulla pasta italiana, imposto dall’amministrazione statunitense con decorrenza prevista per il 2026, rappresenta una sfida esistenziale per un pilastro dell’economia e della cultura italiana.
Fabrizio Luongo, segretario di Casartigiani Napoli, ha sollevato l’allarme, sottolineando la necessità di una risposta unitaria e strategica per contrastare questa misura protezionista, che rischia di compromettere migliaia di posti di lavoro e danneggiare un’eccellenza agroalimentare riconosciuta a livello globale.
Questa decisione, giustificata con accuse di pratiche di “dumping” rivolte ad alcune aziende italiane, appare come un’estensione ingiusta e sproporzionata, che ignora la qualità intrinseca e la tradizione secolare legata alla produzione di pasta in Italia.
Il rischio non è solo economico, ma anche culturale: difendere la pasta italiana significa tutelare un patrimonio immateriale che incarna l’identità e la convivialità del nostro Paese.
L’impatto sarà particolarmente drammatico per la Campania, regione cuore pulsante della produzione di pasta, con Gragnano a vocazione storica.
Centinaia di aziende artigiane, spesso a conduzione familiare, si trovano sull’orlo del baratro, minacciate da una misura che rischia di soffocare un ecosistema produttivo complesso e radicato nel territorio.
Le conseguenze si estenderanno ben oltre il settore agroalimentare, coinvolgendo filiere connesse, logistica e commercio, con potenziali ricadute sull’occupazione e sull’immagine del Made in Italy.
La prospettiva di una pasta italiana trasformata in un bene di lusso, accessibile solo a una nicchia di consumatori, apre inoltre la strada a un’esasperazione del fenomeno dell'”Italian sounding”, con prodotti imitazione che sfruttano indebitamente il valore del marchio Italia.
Per fronteggiare questa situazione critica, Luongo propone un approccio multifattoriale, che coinvolga istituzioni, imprese e associazioni di categoria.
A livello internazionale, è cruciale attivare canali diplomatici e ricorrere all’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) per contestare la legittimità del dazio.
Parallelamente, è necessario stanziare fondi straordinari per sostenere le piccole e medie imprese, creando una cabina di regia nazionale che coinvolga Confindustria, Casartigiani e Confartigianato.
L’azione deve però essere proattiva e lungimirante.
La diversificazione dei mercati, puntando su aree geografiche in crescita come l’Asia, il Canada e il Medio Oriente, rappresenta una strategia imperativa.
Il rafforzamento dei marchi premium e la valorizzazione delle certificazioni DOP e IGP, garanzia di qualità e autenticità, sono altrettanto cruciali.
L’esplorazione di alleanze strategiche e joint venture produttive in Paesi neutrali potrebbe offrire nuove opportunità di accesso al mercato statunitense.
Infine, l’investimento nel digitale e nella vendita diretta, consolidando il rapporto con i consumatori, si rivelerà un fattore di resilienza.
La Regione Campania e le Camere di Commercio, in sinergia con il Governo nazionale, dovranno attivare misure concrete per supportare questa transizione, promuovendo la cooperazione tra le imprese e facilitando l’accesso a risorse finanziarie e competenze specialistiche.
In un contesto globale sempre più competitivo e complesso, la difesa della pasta italiana non è solo una questione economica, ma un atto di orgoglio nazionale e un impegno per la salvaguardia di un patrimonio culturale inestimabile.