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Jabil Marcianise: Futuro Incerto, Proteste e Ristrutturazione

Un Futuro Incertezza: La Trasformazione dello Stabilimento Jabil di MarcianiseLo storico sito produttivo di Marcianise (Caserta), parte della multinazionale americana Jabil, si appresta a vivere una profonda trasformazione, segnando un capitolo delicato per i suoi 406 dipendenti e l’economia locale.
A partire dal prossimo lunedì, l’impianto sarà oggetto di un fermo temporaneo, previsto fino all’8 agosto, funzionale all’avvio di un complesso piano di ristrutturazione propedeutico alla cessione del sito produttivo.
L’annuncio, formalizzato dalla direzione aziendale e comunicato ai rappresentanti sindacali (RSU), materializza un percorso decisionale già delineato e approvato dalle istituzioni, tra cui il Governo e la Regione Campania.
L’operazione, che coinvolge la cessione del sito a una nuova società, Tma, costituita da Tme (con sede a Portico di Caserta) e Invitalia, braccio operativo del Ministero dell’Economia, mira, almeno sulla carta, a preservare l’occupazione.

Tuttavia, questa prospettiva è accolta con profonda diffidenza e forte contestazione da parte dei lavoratori, che temono una perdita di garanzie e stabilità lavorativa.
I mesi scorsi sono stati caratterizzati da un’ondata di proteste, che hanno visto i dipendenti manifestare a Napoli, di fronte al Palazzo della Regione Campania, al Consolato USA, nelle vie di Caserta e Marcianise, e persino a Roma, presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
Questi segnali di dissenso, pur intensi e sentiti, non sono riusciti a invertire la rotta aziendale.

La nota ufficiale di Jabil specifica che l’implementazione del piano di aggiornamento richiederà un’interruzione totale delle attività che coinvolgono i sistemi produttivi, limitando la presenza in stabilimento al solo personale strettamente necessario.

Gli altri dipendenti saranno costretti a fruire di un periodo di ferie obbligatorie, una misura che ha generato ulteriore malumore, in quanto molti lavoratori avevano pianificato le proprie vacanze in altri periodi dell’anno.
L’amarezza di un dipendente sintetizza il sentimento diffuso: “Ci stanno trattando come degli oggetti”.

L’azienda, infatti, aveva precedentemente avviato e concluso una procedura di licenziamento collettivo, lasciando scadere i termini previsti per l’invio delle lettere di licenziamento.

Questa scelta, apparentemente paradossale, rivela l’intenzione di Jabil di preferire una cessione unilaterale, evitando formalmente la necessità di licenziamenti.
La data precisa del perfezionamento della cessione resta incerta.

La multinazionale americana si limita a indicare che sarà comunicata in seguito, una volta completate le procedure burocratiche, con una previsione al momento indicata per il mese di dicembre.
La RSU, nel frattempo, ribadisce con forza la propria opposizione a un’operazione che percepisce come una svalutazione del sito e una mancanza di garanzie per il futuro dei lavoratori.
La richiesta è chiara: “L’uscita di Jabil da Marcianise non deve essere resa possibile!”.
L’organizzazione sindacale denuncia inoltre l’intenzione dell’azienda di scaricare sui lavoratori l’onere finanziario del fermo produttivo, un ulteriore elemento di tensione.

La RSU e i lavoratori si dichiarano pronti a opporsi a quanto definiscono uno “scempio”, rivendicando un futuro di stabilità e dignità professionale.

La vicenda pone l’attenzione sulla complessità della transizione industriale e sulla necessità di tutelare i diritti dei lavoratori in un contesto di trasformazioni economiche profonde.

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