La vicenda che coinvolge lo stabilimento Jabil di Marcianise (Caserta) trascende una semplice sanzione disciplinare, configurandosi come un punto di contesa cruciale in un contesto più ampio di transizione industriale, diritti sindacali e precarietà lavorativa. La sospensione di Giuseppe Nappo, attivista e rappresentante sindacale dell’Usb, giunge in un momento delicato: la fabbrica, ultimo sito produttivo italiano della multinazionale americana, è prossima alla cessione a una nuova società, la Tma (Tme Assembly Engineering Srl), frutto di un’operazione che vede la collaborazione tra Tme di Portico di Caserta e Invitalia, la società di partecipazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze.La decisione aziendale, giustificata con presunte violazioni legate all’abbandono del posto di lavoro, appare profondamente problematica alla luce della recente mobilitazione sindacale e dell’impegno profuso da Nappo nella difesa dei diritti dei lavoratori. La tempistica dell’intervento, immediatamente successivo a uno sciopero e un’assemblea sindacale, solleva seri interrogativi sulla sua natura, suggerendo una risposta repressiva e antisindacale volta a intimidire e isolare la voce più critica all’interno della struttura.La reazione dei lavoratori è stata immediata e corale, con l’indizione di uno sciopero che ha visto l’intera forza lavoro concentrata davanti ai cancelli dello stabilimento. Questo gesto non è solo una forma di protesta contro la sospensione ingiusta di Nappo, ma anche un atto di solidarietà e un chiaro segnale di rifiuto verso un approccio che percepiscono come vessatorio e anti-democratico.La cessione dello stabilimento, inoltre, rappresenta una sfida complessa per il futuro dei 405 lavoratori. La transizione a una nuova gestione solleva interrogativi sulla continuità contrattuale, sulle condizioni di lavoro e sulla stabilità occupazionale, alimentando l’incertezza e la preoccupazione tra i dipendenti. L’intervento di Invitalia, pur formalmente orientato a sostenere lo sviluppo industriale, rischia di diventare un mero strumento di trasferimento di responsabilità e di erosione dei diritti dei lavoratori, se non accompagnato da garanzie concrete e da un impegno reale a tutelare il tessuto sociale ed economico del territorio.La vicenda Jabil non può essere ridotta a un episodio isolato. Essa mette in luce le fragilità del sistema produttivo italiano, la crescente divaricazione tra le strategie aziendali globali e le esigenze dei lavoratori, e la necessità di un ruolo attivo e protettivo da parte delle istituzioni, dei sindacati e della società civile. La sospensione di un attivista sindacale è un attacco diretto alla libertà di espressione, al diritto di organizzazione e alla dignità umana. La risposta dei lavoratori, la mobilitazione e la richiesta di un intervento immediato testimoniano la loro determinazione a non rinunciare ai propri diritti e a difendere il proprio futuro. Il “tocca uno, tocca tutti” non è un semplice slogan, ma un manifesto di solidarietà e un monito per chiunque intenda calpestare i diritti dei lavoratori.
Jabil Marcianise: Sospensione Sindacale e Futuro Incerto
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