Il dramma della crisi dell’industria italiana continua ad agitare le acque di Marcianise, Caserta, dove l’impianto della multinazionale statunitense Jabil è stato teatro di un ultimatum lanciato alla totalità dei 406 dipendenti. L’obiettivo è quello di costringerli a dimettersi con una congrua indennità, pari a 30mila euro lordi per chi rinuncia al diritto alla disoccupazione e 10mila in caso contrario.Non solo: se i lavoratori si rifiutano di accettare l’offerta è previsto il loro passaggio automatico nella nuova società Tma, nata dalla fusione della Tme di Portico di Caserta con Invitalia, braccio operativo del Ministero dell’Economia. A capo della Tme vi è un ex dipendente della Jabil che detiene il 55% delle quote di Tma.I lavoratori si sono sempre opposti a tale ipotesi e hanno ribadito la loro posizione anche oggi, chiedendo che l’impianto rimanga in locazione o che venga individuato un imprenditore diverso da Tme. Nel frattempo, altrove vengono cercate soluzioni serie e positive come ad esempio quella dell’AdriaTronics di Trieste. In tale contesto, il tavolo tenutosi presso il Mimit ha dato incarico a un Advisor di individuare aziende interessate al rilevamento del sito triestino.I lavoratori di Jabil hanno espresso la loro disponibilità all’apertura e alla ricerca di nuove opportunità, ma con un chiaro punto fermo: è necessario che il Mimit si impegni a individuare altre aziende per sostituire Tme.
La multinazionale statunitense Jabil chiama i dipendenti in Marcianise con un ultimatum.
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