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martedì 18 Novembre 2025

Autonomia differenziata: scontro in Campania tra Cirielli e Fico

La recente riforma sull’autonomia differenziata ha acceso un acceso dibattito politico, particolarmente acceso nel contesto regionale campano, come emerso durante il confronto tra Edmondo Cirielli, esponente del centrodestra, e Roberto Fico, figura di spicco del centrosinistra, trasmesso su Sky Tg24.
Le divergenze si sono concentrate sulla reale portata e sull’effettivo beneficio di questa iniziativa per la Campania, sollevando interrogativi fondamentali sulla coesione nazionale e sulla giustizia territoriale.

Cirielli, pur dichiarandosi favorevole, con riserve, al principio dell’autonomia regionale, ha espresso un profondo scetticismo sulla sua applicabilità immediata in Campania.
La sua posizione si basa su una pragmatica analisi della situazione interna alla regione, gravata da problematiche strutturali complesse e persistenti, ereditate da gestioni precedenti.
In particolare, ha sottolineato la necessità impellente di sanare i disavanzi accumulati nel settore sanitario, caratterizzati da una carenza cronica di personale medico e infermieristico e da una situazione ambientale che definisce “vergognosa”.
Queste criticità, a suo dire, precludono la possibilità di assumere nuove deleghe in autonomia, prima di aver affrontato e risolto le emergenze più urgenti.
Roberto Fico, al contrario, ha manifestato una ferma opposizione all’autonomia differenziata, definendola un progetto “scellerato” destinato ad acuire le disparità e a frammentare il Paese.
Ha criticato apertamente la posizione di Fratelli d’Italia, accusandola di seguire pedissequamente le indicazioni della Lega, e ha messo in discussione la legittimità di una riforma che, a suo dire, rischia di portare alla creazione di “una nazione diversa” se non fosse stato per il voto contrario di molti cittadini meridionali.
La polemica ha investito anche la genesi della riforma, con Fico che ha sottolineato come, paradossalmente, un’iniziativa nata in un contesto di sinistra, si fondi ora su una logica di ripartizione della spesa storica, un elemento che, a suo avviso, esacerba le divisioni territoriali.
La riforma prevede, almeno formalmente, l’estensione dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) a tutte le regioni, inclusa la Campania, come condizione imprescindibile per l’accesso all’autonomia differenziata.

Tuttavia, la promessa di una piena parità di accesso ai servizi resta, per Fico, un’illusione che non può giustificare un processo potenzialmente divisivo.
Il confronto ha evidenziato un profondo divario interpretativo sulla natura stessa della riforma e sulle sue implicazioni per il futuro del rapporto tra Stato e regioni, con la Campania a rappresentare un banco di prova cruciale per il successo o il fallimento di un progetto che rischia di rimodellare il panorama politico e sociale del Paese.

L’eredità di una gestione passata, con i suoi disavanzi e le sue criticità, si pone ora come ostacolo all’applicazione della riforma, sollevando interrogativi sulla sostenibilità e sull’equità di un sistema basato su una logica di differenziazione regionale.

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