Il dibattito sul diritto alla fine vita in Campania si trascina, offuscato da un reiterato immobilismo istituzionale che rischia di erodere la fiducia dei cittadini e di tradire l’imperativo costituzionale. Il Consiglio regionale, ancora una volta, si dimostra incapace di adempiere al proprio ruolo, rimandando *sine die* l’esame della proposta di legge volta a disciplinare l’accesso all’aiuto alla morte volontaria, in conformità alle direttive impartite dalla Corte Costituzionale.L’ostinazione nel procrastinare una decisione, adducendo pretesti di natura tecnica – come la carenza di un parere della Commissione Bilancio, una scusa che si ripete con la meccanicità di un disco rotto – appare a molti come una cortina fumogena per celare una volontà politica ben più radicata. Questa reticenza, come acutamente osservato, svela una mancanza di coraggio decisionale, una riluttanza a confrontarsi con una questione eticamente complessa e profondamente umana.L’immobilismo non è un vuoto neutrale; ha conseguenze concrete e dolorose. Lascia i pazienti, spesso affetti da patologie irreversibili e in condizioni di sofferenza insopportabile, in una zona grigia, privi di garanzie procedurali certe e di tutele legali adeguate. Di fatto, si scarica la responsabilità etica e legale sui medici e i comitati etici, costringendoli a operare in un contesto di incertezza e potenziale vulnerabilità. La mancata adozione di una legge regionale non solo viola l’obbligo di attuazione di una sentenza della Corte Costituzionale, ma espone anche il Servizio Sanitario Nazionale a rischi di contenzioso e a interpretazioni divergenti sull’applicazione della decisione costituzionale. Una normativa chiara e definita, come quella già approvata in Toscana, fornirebbe un quadro di riferimento preciso per i professionisti sanitari, garantendo al contempo la tutela dei diritti dei pazienti e la salvaguardia della dignità umana.L’associazione Luca Coscioni, voce autorevole nella difesa dei diritti alla salute e all’autodeterminazione, ha espresso con chiarezza la propria preoccupazione e si impegna a proseguire la battaglia per un diritto che non può essere negato. La mobilitazione, la pressione politica e la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sono gli strumenti necessari per superare l’inerzia istituzionale e per ottenere che la Campania si adegui alle esigenze del progresso sociale e alla sensibilità dell’epoca, riconoscendo che la fine vita, quando strettamente legata a sofferenze insopportabili e irreversibili, è un momento cruciale che merita rispetto, compassione e una regolamentazione giuridica che ne tuteli la dignità. La battaglia per il diritto alla fine vita è, in ultima analisi, una battaglia per la centralità della persona e per il riconoscimento della sua autonomia decisionale.
Campania, fine vita: l’immobilismo istituzionale erode la fiducia.
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