La discussione in corso per la leadership regionale in Campania si configura come un momento cruciale, un bivio tra la necessità di rinnovamento e la responsabilità di consolidare un percorso di cambiamento iniziato dieci anni fa. Piero De Luca, con la sua visione, sollecita un approccio improntato alla condivisione e all’evitare soluzioni imposte, riconoscendo la vitalità che un congresso regionale, tempestivamente convocato, potrebbe infondere nel Partito Democratico e nel panorama politico campano.La ripresa dell’attività congressuale, dopo un periodo di sospensione che ha inevitabilmente impoverito il dibattito democratico, rappresenta un segnale positivo e un’opportunità per ristabilire un contatto diretto e autentico con la base, con i militanti e, soprattutto, con i cittadini. La nomina di un commissario ad acta, sebbene necessaria in determinate circostanze, non può sostituire la partecipazione attiva e la responsabilità condivisa che solo un congresso può garantire.È imperativo, tuttavia, invertire l’ordine delle priorità. Prima ancora di contendersi la vetrina mediatica e di affinare i profili dei candidati, è fondamentale un’analisi rigorosa dei risultati conseguiti negli ultimi anni e una chiara definizione degli obiettivi futuri. La Campania ha compiuto progressi significativi, ma la strada è ancora lunga e le sfide da affrontare sono complesse. Impedire una regressione, un ritorno a scenari di stagnazione economica e marginalizzazione sociale, è un imperativo morale e politico.La squadra che il centrosinistra campano presenterà alle elezioni regionali deve incarnare la continuità e l’evoluzione, la competenza e la capacità di ascolto. Non si tratta di perpetuare il passato, ma di capitalizzare le esperienze accumulate e di proiettarsi verso il futuro con coraggio e visione. Un rinnovamento superficiale, volto unicamente a soddisfare ambizioni personali, rischia di compromettere la tenuta del progetto complessivo.La parola “veto” deve essere bandita dal vocabolario politico. Allo stesso modo, le forzature e le imposizioni soffocano la creatività e alimentano la frustrazione. Il dialogo aperto, il confronto costruttivo e la capacità di mediazione sono gli strumenti essenziali per costruire un consenso ampio e duraturo.Il compito primario è quello di unire le forze progressiste, superando divisioni ideologiche e rivalità personali. Allargare la base di consenso significa dialogare con le categorie sociali più deboli, con le imprese che investono nel territorio, con il mondo delle associazioni e del volontariato.La ricerca di soluzioni condivise è un percorso delicato, che richiede pazienza, ascolto e disponibilità al compromesso. Qualora, nonostante gli sforzi, si dovesse raggiungere un punto di stallo, le primarie di coalizione potrebbero rappresentare una soluzione pragmatica per garantire la partecipazione diretta degli elettori e dei militanti nella scelta del candidato. Questa opzione, pur non essendo la preferita, è legittima e trasparente, e mira a prevenire una situazione inaccettabile: la conquista della seconda regione d’Italia, cuore pulsante del Mezzogiorno, da parte delle forze conservatrici. Un evento di tale portata avrebbe conseguenze drammatiche, non solo a livello regionale, ma anche nazionale, segnando un arretramento in termini di diritti, di sviluppo e di coesione sociale. La responsabilità, quindi, è di tutti.
Campania: il PD al bivio tra rinnovamento e continuità.
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