L’indifferenza di fronte alla sofferenza dilagante, la perversione del potere che si nutre di disperazione, la giustificazione di profitti edificati sull’oppressione: ecco i veri volti della disumanità, una spirale di violenza che avvolge il nostro mondo. L’appello del cardinale Mimmo Battaglia, non un mero atto di protesta, ma un grido di coscienza, ci invita a confrontarci con questa realtà incrinante.Non è sufficiente enumerare i conflitti che macchiano la nostra terra – dall’Europa orientale, lacerata dalla guerra, ai territori palestinesi, martoriati da un conflitto senza fine, dal Sudan, dilaniato da una guerra civile brutale, al Myanmar, oppresso da un regime autoritario – per comprendere la gravità della situazione. Si tratta di riconoscere la radice di questa sofferenza, che affonda le sue origini in sistemi di potere distorti, in logiche economiche spietate e in una perdita di compassione che anestetizza le coscienze.Il Vangelo, che sia compreso come un messaggio di fede o come un insieme di valori umani universali, non offre spazi di compromesso. Esige un’analisi lucida e un intervento deciso contro ogni forma di oppressione, contro ogni azione che neghi la dignità intrinseca di ogni essere umano. Non si tratta di mitigare le conseguenze della disumanità, ma di smantellare le sue fondamenta.L’invito del cardinale Battaglia è un atto di radicale responsabilità. Non si rivolge solo a chi detiene le leve del potere politico ed economico, ma a ciascuno di noi, chiamando in causa la nostra capacità di agire, di denunciare, di trasformare. È un’esortazione a disinvestire dalla guerra, a reindirizzare le risorse verso la cura, l’educazione, la giustizia sociale. Non è sufficiente riempire le casse di sicurezza nazionale; è necessario investire nel futuro, creando opportunità, alleviando le sofferenze, promuovendo la riconciliazione.La metafora dei convogli di morte che devono essere fermati prima di oltrepassare le ultime frontiere è potente. Richiede un’azione immediata, una profonda riflessione sulle priorità che guidano le nostre scelte. Il passaggio dai macchinari di morte agli aratri, dai proiettili ai libri di testo, dalle ambulanze che raggiungono le periferie dell’esistenza è un atto di conversione, una metamorfosi del pensiero e dell’azione.Ancora più significativa è l’esortazione rivolta ai legislatori, ai rappresentanti del popolo. Non basta manipolare dati e analisi; è necessario immergersi nella realtà della sofferenza, per sentire sulla propria pelle l’amaro sapore della disperazione. L’odore del gasolio, l’eco del respiratore, il silenzio angosciante che segue un bombardamento: queste non sono semplici sensazioni, ma un appello all’umanità, un monito a non dimenticare la fragilità della vita.Il Vangelo, in definitiva, è uno specchio che riflette la nostra vera essenza, che ci costringe a confrontarci con le nostre responsabilità. Che si tratti di fede religiosa o di semplice etica umanitaria, l’imperativo è uno solo: agire, denunciare, trasformare. Perchè se non agiamo, se non ci impegniamo, se non ci riappropriamo della nostra umanità, rischiamo di soccombere alla disumanità che ci circonda, consegnandoci a un futuro di sofferenza e di disperazione. È un appello all’azione, non per Dio, ma per il poco di umanità che ancora ci consente di guardare avanti.
Disumanità: un grido di coscienza dal cardinale Battaglia.
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