L’avvento dell’era digitale ha radicalmente trasformato il panorama operativo dell’intelligence, delle forze dell’ordine e del sistema giudiziario, generando nuove complessità e sfide che richiedono una risposta sinergica e innovativa. Un’analisi approfondita di queste dinamiche è stata il fulcro di un convegno tenutosi a Napoli, promosso dalla Corte d’Appello e dalla Procura Generale, e che ha visto la partecipazione dei vertici dei principali servizi di informazione italiani: Vittorio Rizzi (Dis), Bruno Valensise (Aisi), Giovanni Caravelli (Aise), Bruno Frattasi (Agenzia Nazionale per la Cybersicurezza) e il Procuratore Capo Nicola Gratteri.Il dibattito ha immediatamente focalizzato l’attenzione sul delicato equilibrio tra innovazione tecnologica e regolamentazione. Bruno Frattasi ha evidenziato lo sforzo europeo volto a disciplinare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, sottolineando però una preoccupante disparità. Il divario tecnologico tra l’Europa e le potenze globali che dominano la scena digitale si presenta come un ostacolo significativo, quasi irreversibile. Questa situazione sposta l’attenzione strategica verso la capacità di definire e imporre standard normativi a livello globale. La prospettiva che aziende americane, per accedere al mercato europeo, debbano conformarsi alle normative locali rappresenta un’opportunità concreta per l’Europa, e in particolare per l’Italia, di esercitare un’influenza regolatoria cruciale, a patto che tale influenza si traduca in azioni concrete e non rimanga una mera aspirazione.Giovanni Caravelli e Bruno Valensise hanno ampliato la discussione, concentrandosi sulle implicazioni tecniche dei nuovi scenari, sottolineando l’urgente necessità di un costante aggiornamento delle competenze professionali e di un investimento significativo in risorse umane specializzate. La sfida non si limita all’acquisizione di nuove tecnologie, ma riguarda profondamente la capacità di interpretare e gestire le informazioni in un contesto in rapida evoluzione.Vittorio Rizzi, direttore del Dis, ha riassunto il quadro generale, affermando che il ruolo primario dei servizi di intelligence è la protezione della sovranità nazionale – economica, politica e industriale – in un ambiente sempre più ostile. Questa tutela deve essere esercitata nel rispetto della legalità, in un contesto normativo in continua evoluzione. L’ecosistema delle minacce è diventato globale, esponenziale, caratterizzato da attori provenienti da Stati non democratici o autarchici, rendendo la capacità di anticipazione e reazione un fattore critico per la sicurezza nazionale. La sfida, pertanto, non è solo tecnologica, ma anche strategica, politica e legale, richiedendo una risposta coordinata e proattiva a livello europeo e internazionale. La capacità di adattamento e la resilienza del sistema di intelligence italiano saranno determinanti per affrontare le sfide future e preservare gli interessi nazionali in un mondo sempre più interconnesso e complesso.
Intelligence e Cyber: Napoli al centro del dibattito sul futuro.
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