L’emergenza derivante dalla dissoluzione di enti locali a causa di infiltrazioni mafiose, un provvedimento drastico e spesso traumatico per le comunità coinvolte, sta innescando un dibattito cruciale sulla sua efficacia e sulle possibili alternative. L’attuale approccio, basato sullo scioglimento dei Comuni colpiti da fenomeni di collusione criminale, è oggetto di una revisione profonda, spinta dalla necessità di bilanciare l’imperativo della legalità con il diritto delle collettività a una governance ordinaria e non imposta.Il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha aperto a Caivano una riflessione che mira a superare la dicotomia esistente tra la scioglimento, misura estrema, e l’inerzia, che talvolta lascia spazio a continue violazioni. L’obiettivo è l’individuazione di un “terzo genere”, una via intermedia che consenta di contrastare efficacemente la criminalità organizzata senza privare i cittadini della loro rappresentanza democratica.La proposta in esame si fonda su un modello di affiancamento istituzionale, in cui le Prefetture assumono un ruolo centrale e proattivo. Non si tratta semplicemente di un controllo successivo agli eventi, ma di una presenza costante e di supporto attivo nei confronti dei sindaci, volto a rafforzare la loro capacità di resistere alle pressioni mafiose e a garantire una gestione trasparente e legale delle risorse pubbliche. Questo affiancamento potrebbe concretizzarsi in un aumento dei controlli amministrativi, nella formazione specifica del personale comunale, nell’assistenza legale e tecnica e nella promozione di iniziative di sensibilizzazione e legalità.Tale soluzione, per essere realmente efficace, richiederebbe una riforma organica del sistema di governance locale, che preveda un rafforzamento dei poteri di controllo delle Prefetture, una maggiore collaborazione tra le istituzioni e un incremento delle risorse finanziarie destinate alla prevenzione e alla repressione della criminalità organizzata. Inoltre, sarebbe fondamentale coinvolgere attivamente la società civile, attraverso la creazione di tavoli di confronto e di partenariato, per favorire la nascita di una cultura della legalità e della responsabilità.L’analisi critica del modello di scioglimento dei Comuni rivela, infatti, alcune criticità intrinseche. Pur rappresentando uno strumento simbolico di rottura con il passato, lo scioglimento può generare disorientamento, sfiducia nelle istituzioni e, in alcuni casi, alimentare sentimenti di emarginazione e risentimento. La perdita della rappresentanza democratica, inoltre, può compromettere la capacità della comunità di riappropriarsi del proprio futuro.La ricerca di un “terzo genere” di intervento, quindi, non è solo una questione di pragmatismo amministrativo, ma una necessità etica e politica. Si tratta di trovare un equilibrio tra l’imperativo della legalità e il diritto dei cittadini a una governance democratica e partecipata, garantendo che le comunità colpite dalla criminalità organizzata possano ripartire su basi solide e durature. Il futuro dell’Italia, in questo senso, dipende dalla capacità di innovare e di trovare soluzioni creative che siano al tempo stesso efficaci e rispettose dei diritti fondamentali.
Scioglimento Comuni: Verso un Nuovo Modello di Governance Locale?
Pubblicato il
