Il quadro occupazionale del Mezzogiorno, emerso durante la prima giornata di Spazio Sud – Politica e società civile a confronto a Capaccio-Paestum, presenta segnali inequivocabili di inversione di tendenza, con un numero di occupati che raggiunge livelli senza precedenti nella storia del Sud Italia.
Questa dinamica, sottolineata dal senatore Lucio Malan, capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, suggerisce una potenziale validazione delle strategie governative attuate, focalizzate su un approccio più strutturale rispetto alle precedenti misure di sostegno al reddito.
L’analisi critica del sistema di welfare e la conseguente revisione di programmi come il Reddito di Cittadinanza, con la loro progressiva dismissione, si configurano come elementi chiave di questa nuova fase.
L’argomentazione centrale risiede nella convinzione che il superamento di una logica assistenzialistica, spesso percepita come un freno allo sviluppo, sia imprescindibile per generare un effettivo impulso alla crescita economica e all’inclusione lavorativa nel Sud.
Tuttavia, è necessario contestualizzare questi dati alla luce di fattori più ampi.
L’aumento dell’occupazione, seppur incoraggiante, non può essere considerato un successo isolato o totalmente attribuibile a un’unica politica.
È cruciale analizzare la natura dei nuovi posti di lavoro creati: sono contratti a tempo indeterminato, con diritti e tutele adeguate, o si tratta prevalentemente di forme contrattuali precarie e a basso salario? La qualità dell’occupazione è un indicatore altrettanto importante della sua sostenibilità e del suo impatto sociale.
Inoltre, è fondamentale considerare il ruolo del contesto internazionale, con le ripercussioni della crisi energetica, le tensioni geopolitiche e le evoluzioni dei mercati globali.
L’attrattività del Mezzogiorno, in termini di investimenti e creazione di posti di lavoro, dipende anche dalla capacità di affrontare queste sfide esterne e di sfruttare le opportunità offerte dalla transizione ecologica e dalla digitalizzazione.
La discussione a Capaccio-Paestum ha stimolato una riflessione più ampia sul ruolo dello Stato e delle istituzioni locali nel promuovere uno sviluppo equilibrato e inclusivo nel Sud.
Un approccio efficace dovrebbe prevedere non solo politiche attive del lavoro, ma anche investimenti strategici in infrastrutture, istruzione, ricerca e innovazione, per creare un ecosistema favorevole alla crescita delle imprese e alla creazione di nuove opportunità di lavoro qualificate.
È imperativo, quindi, monitorare attentamente l’evoluzione del quadro occupazionale del Sud, valutando l’impatto delle politiche attuate e correggendo la rotta quando necessario, al fine di garantire un futuro prospero e sostenibile per l’intera regione.
La sfida non è solo creare posti di lavoro, ma soprattutto creare opportunità di crescita personale e professionale per tutti i cittadini del Sud.