L’eterna dicotomia tra “politico” e “civico” come modelli per la selezione di candidati a cariche pubbliche – regionali, municipali e oltre – solleva una questione cruciale: la priorità da attribuire alla vittoria effettiva rispetto a un’ideale, ma potenzialmente auto-limitante, profilo. La ricerca di un candidato ideale, incarnazione di virtù civiche e competenza tecnica, è nobile, ma rischia di rivelarsi un esercizio sterile se non affiancata da una valutazione pragmatica delle sue reali possibilità di successo elettorale. Il rischio intrinseco in una selezione predeterminata basata su categorie predefinite è quello di tradursi in una mera operazione di partito, un calcolo strategico volto a preservare equilibri interni piuttosto che un’autentica volontà di contrastare un avversario politico, in questo caso, una coalizione di centrosinistra. L’impressione che ne deriva è quella di un’operazione tattica, piuttosto che di una scelta dettata da una visione ampia e condivisa. È fondamentale riconoscere che la politica è, per sua natura, un’attività di persuasione e aggregazione. Un candidato, per essere efficace, deve possedere non solo competenza, ma anche la capacità di comunicare, di interpretare le esigenze del territorio e di costruire un consenso trasversale. L’abilità nel “fare politica” implica la comprensione delle dinamiche elettorali, la capacità di costruire alleanze e la predisposizione al compromesso. Un candidato “civico”, pur animato dalle migliori intenzioni, potrebbe mancare di queste qualità essenziali.Allo stesso tempo, un candidato che si definisce “politico” non deve essere automaticamente associato a pratiche opache o a una ricerca del potere fine a se stesso. La politica può essere un’attività onesta e proficua, finalizzata al bene comune. La chiave sta nella capacità del candidato di dimostrare la sua integrità e la sua competenza.La decisione strategica di privilegiare un profilo o l’altro dovrebbe quindi essere guidata dall’analisi oggettiva delle circostanze specifiche, dalla valutazione delle possibilità di successo e dalla priorità di rappresentare al meglio gli interessi della comunità. La polarizzazione tra “civico” e “politico” è una semplificazione eccessiva che rischia di oscurare la complessità del panorama politico e la necessità di scelte ponderate, capaci di coniugare idealismo e pragmatismo, competenza e capacità di vincere. La vera sfida è individuare un candidato che incarni il meglio di entrambi i mondi, un leader capace di ispirare fiducia e di realizzare un cambiamento positivo per il territorio.
Tra ideale e vittoria: la sfida di scegliere i candidati.
Pubblicato il
