giovedì 4 Settembre 2025
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Napoli

Maradona, esclusi i tifosi disabili: l’amministrazione al banco dei colpevoli

L’ennesima esclusione dei tifosi con disabilità dall’accesso al Maradona di Napoli rappresenta una ferita profonda nel tessuto sociale della città e un fallimento etico per l’amministrazione comunale.
La promessa, sussurrata nei tavoli di confronto con il sindaco Manfredi, di un finanziamento destinato a rendere lo stadio un luogo inclusivo, si è rivelata un’illusione amara, un miraggio che lascia i tifosi disabili ai margini, spettatori di un diritto negato.
A esprimere con amarezza e indignazione è Gianfranco Paglia, testimone attivo e strenuo difensore dei diritti delle persone con disabilità, decorato al Valor Militare e guida del Gruppo Sportivo Paralimpico della Difesa.
La sua denuncia non è un semplice lamento, ma un grido di allarme che svela una frattura incolmabile tra le dichiarazioni di intenti e l’effettiva realizzazione di politiche di inclusione.

L’imminente inizio del campionato acuisce il senso di frustrazione e ingiustizia.

Non si tratta solo di perdere l’emozione di assistere a una partita, ma di subire l’umiliazione di essere considerati cittadini di serie B, esclusi da un’esperienza collettiva che dovrebbe essere accessibile a tutti.

L’amministrazione si espone al giudizio pubblico, trasformando Napoli, città amata e orgogliosa, in un esempio di mancanza di civiltà, un caso emblematico di retorica vuota.

La denuncia di Paglia mette a nudo la pericolosa tendenza a trasformare l’inclusione in mero strumento di propaganda, un espediente per migliorare l’immagine pubblica senza un reale impegno nella costruzione di una società equa e accessibile.
L’assenza di un adeguato percorso di accessibilità, che tenga conto delle diverse esigenze e tipologie di disabilità, non è una semplice omissione, ma una negazione dei principi fondamentali di uguaglianza e dignità umana.
È imperativo che si accelerino i tempi e si trovino soluzioni concrete per garantire che lo Stadio Maradona diventi un luogo veramente aperto a tutti.
Non si tratta di un favore, ma di un obbligo morale e legale.
Lo sport, per sua natura, è un potente strumento di aggregazione e di coesione sociale, un veicolo di valori positivi come il rispetto, la collaborazione e la resilienza.
Negare l’accesso a una parte della popolazione significa mutilare l’essenza stessa dello sport, riducendolo a spettacolo elitario e privandolo del suo potenziale inclusivo.
La comunità napoletana, la stessa che si distingue per la sua generosità e il suo calore umano, non può tollerare una simile disparità.
È necessario un cambio di paradigma, un nuovo approccio che metta al centro la persona con disabilità, riconoscendo il suo diritto di partecipazione piena e attiva alla vita sociale e sportiva.
Solo allora Napoli potrà veramente fregiarsi del titolo di città accogliente e civile.

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