La sentenza che segna la fine di un’era calcistica. Il giudice sportivo Ines Pisano ha inflitto alla Salernitana una punizione esemplare, una combinazione di sanzioni sportive che svelano la gravità inaudita degli eventi verificatisi durante il playout di ritorno contro la Sampdoria, una partita che si è trasformata in un tragico epilogo per la squadra campana. La retrocessione in Serie C, sancita da un verdetto tecnico che riflette il fallimento dell’ordine e della disciplina, rappresenta una ferita profonda per la città e per i tifosi.L’evento, che si è consumato ieri sera allo stadio ‘Arechi’, non è stato semplicemente un episodio di disordini, ma una escalation di violenza che ha messo a repentaglio l’incolumità di giocatori, ufficiali di gara, personale di sicurezza e, potenzialmente, degli stessi spettatori. La partita è stata interrotta, poi definitivamente sospesa, innescando una serie di conseguenze legali e sportive che coinvolgono la società e i suoi sostenitori.La ricostruzione degli eventi, delineata nel dispositivo di sanzione e corroborata dalle testimonianze dell’arbitro e del rapporto della Procura Federale, rivela un quadro allarmante. Già al 18′ del secondo tempo, un gruppo di ultras, concentrato nel settore inferiore della Curva Sud, ha tentato in modo aggressivo di sfondare le barriere di separazione, venendo respinto dall’intervento tempestivo delle forze dell’ordine. Questo primo tentativo di invasione del campo ha prefigurato la spirale di violenza che sarebbe seguita.Pochi istanti dopo, una seconda ondata di ultras, proveniente dal settore Distinti adiacente alla Curva Sud, è riuscita a forzare un cancello d’accesso al terreno di gioco. Nonostante il tentativo, l’irruzione è stata bloccata dagli steward e dalle forze dell’ordine, che hanno impedito l’ingresso dei contestatori sul campo da gioco.La situazione è precipitata ulteriormente al 21′ minuto. Una pioggia incessante di petardi, fumogeni e seggiolini strappati dagli spalti ha saturato il campo e le aree circostanti, proveniente principalmente dalla Curva Sud, ma anche dai Distinti e dalla Tribuna. La gravità della situazione ha costretto l’arbitro, dopo una consultazione con il responsabile dell’ordine pubblico, a ordinare l’allontanamento delle squadre negli spogliatoi.Dopo un intervallo di circa trenta minuti, caratterizzato da un tentativo di ripresa della partita, le intemperie dei tifosi si sono riaccese, rendendo impossibile qualsiasi tentativo di proseguire l’incontro. La sospensione definitiva della partita, decretata dal responsabile dell’ordine pubblico, ha sancito la fine di un evento sportivo trasformato in un atto di sfida e violenza.Oltre alla retrocessione sportiva, la Salernitana dovrà disputare due partite a porte chiuse, una sanzione che riflette la necessità di isolare la squadra dalle frange più violente della tifoseria e di rafforzare le misure di sicurezza durante gli eventi futuri. Questo verdetto, oltre a rappresentare una sconfitta sportiva, solleva interrogativi cruciali sulla gestione della sicurezza negli stadi, sulla responsabilità delle società calcistiche e sulla necessità di promuovere una cultura sportiva basata sul rispetto e sulla lealtà. La vicenda della Salernitana serve da monito per l’intero movimento calcistico italiano, invitando a una riflessione profonda sulle cause e sulle conseguenze della violenza negli stadi.
Salernitana, l’era finisce: retrocessione e porte chiuse.
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