L’esito del match e, soprattutto, le circostanze che lo hanno determinato, hanno provocato un profondo turbamento. La frustrazione, il sentimento di ingiustizia che ne consegue, sono reazioni umane comprensibili, e il diritto di manifestarle, di contestare, è un pilastro fondamentale della partecipazione democratica. Tuttavia, la progressiva escalation di violenza che ha accompagnato la conclusione del ritorno dei play-out tra Salernitana e Sampdoria rappresenta un punto di rottura inaccettabile, una degenerazione che trascende il lecito e si radica in un terreno di comportamento riprovevole. Questo è il cordoglio espresso dal sindaco di Salerno, Vincenzo Napoli, che ha subito sottolineato la propria vicinanza alla tifoseria “giusta”, quella che esprime il proprio dissenso con passione, ma nel rispetto delle regole e dei limiti imposti dalla civile convivenza.La vicenda calcistica della Salernitana, se analizzata nel suo complesso, rivela un quadro di profonda sofferenza sportiva. Un percorso agonistico caratterizzato da una costante precarietà, un’ancoraggio ai bassifondi della classifica che ha messo a dura prova la resilienza di giocatori, staff tecnico e, soprattutto, dei tifosi. Dietro la rabbia espressa in campo si celano mesi di ansia, di speranze disattese e di una lotta per la salvezza che si è rivelata, alla fine, una battaglia persa. Non si può ignorare, in questa analisi, un elemento di criticità che emerge dalla gestione del sistema calcistico stesso. Un comportamento, per usare un eufemismo, poco trasparente, se non apertamente lesivo nei confronti della società, da parte della Lega Calcio e degli organi di controllo. Un sistema che, a tratti, sembra più orientato a tutelare interessi economici piuttosto che garantire l’equità sportiva.Al di là delle immediate reazioni emotive, è imperativo ora procedere a una valutazione lucida e spietata delle scelte dirigenziali che hanno condotto a questo risultato. Decisioni che, purtroppo, si sono dimostrate inadeguate e incompatibili con le esigenze di una squadra che aspira a competere nel campionato di Serie B. L’impegno della comunità locale, e in particolare dell’amministrazione comunale, è stato costante e tangibile, manifestandosi attraverso un supporto attivo e una pronta disponibilità ad intervenire, dove necessario, attraverso i canali legali, per tutelare i diritti e gli interessi della società. Ora, è tempo di guardare al futuro, trarre insegnamenti dagli errori del passato e ricostruire un percorso basato sulla competenza, la trasparenza e il rispetto dei valori sportivi. La ricostruzione, tuttavia, non può prescindere da una profonda riflessione sul modello di calcio che vogliamo e dobbiamo difendere.
Salernitana, rabbia e riflessioni: il calcio al crocevia
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