In quest’ultimo periodo, l’attenzione dei cristiani in Terra Santa era rivolta alla speranza di celebrare il Natale con un accordo di pace o almeno una tregua tra Israele e Hamas. Purtroppo, questa speranza è stata delusa. Parallelamente, anche in Ucraina si prospetta un altro Natale segnato dalla guerra. Nel frattempo, in Siria i cristiani oscillano tra la paura e la speranza.Il focus attuale si concentra su Betlemme, luogo simbolo della nascita di Gesù. Tuttavia, Betlemme appare triste, deserta e silenziosa senza la presenza dei pellegrini e l’atmosfera festosa che solitamente la contraddistingue. Nonostante ciò, il vicario della Custodia di Terra Santa, padre Ibrahim Faltas, invita a non perdere la speranza, un tema centrale anche nel contesto del Giubileo. Egli auspica che in questo periodo si possano realizzare i propositi di pace che sembrano delinearsi all’orizzonte.Questo sarebbe il vero miracolo del Natale per il francescano. Ad Aleppo sono previste le celebrazioni per la messa della ‘notte’ di Natale, anticipata alle 18 a causa del coprifuoco imposto. Monsignor Hanna Jallouf, vicario apostolico latino ad Aleppo, sottolinea l’invito delle nuove autorità a celebrare le liturgie come consuetudine ma richiama anche alla sensibilità nell’affrontare le festività considerando il lutto che molti vivono dopo anni di conflitto e sofferenza.In Ucraina si avvicina il terzo Natale segnato dalla guerra ma i cristiani non rinunciano alle celebrazioni né al pranzo comunitario organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio. Nonostante le difficoltà legate alla situazione bellica e agli allarmi a Kiev, Yurij Lifanse responsabile della Comunità di Sant’Egidio in Ucraina riferisce che si organizzeranno tavolate nelle chiese e spazi comuni ricavati anche nelle sale sotterranee per garantire la sicurezza delle persone.
Natale in Terra Santa e Ucraina: tra speranza, guerra e celebrazioni
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