Nelle aziende locali le donne laureate superano i maschi del doppio, ma solo il 41% ricopre ruoli dirigenziali.

Date:

03 marzo 2024 – 11:58

Le donne laureate impiegate nel settore pubblico delle regioni, province e comuni italiani superano di gran lunga in numero i colleghi uomini, contando 102.675 rispetto ai 50.831 maschi. Tuttavia, nonostante questa maggioranza numerica, le donne occupano solo il 41% dei ruoli di prestigio e responsabilità all’interno di tali istituzioni. Questo dato emerge da uno studio condotto dal Centro Studi Enti Locali che ha analizzato i dati dell’ultimo bilancio annuale della Ragioneria generale dello Stato del 2021.Questo squilibrio di genere sembra radicato nel tempo e non ha subito significative variazioni nel periodo compreso tra il 2016 e il 2021. Già nel quinquennio precedente si notava che sebbene il 53% dei dipendenti degli enti territoriali fosse composto da donne (percentuale scesa al 50% nel 2021), i dirigenti erano prevalentemente uomini, con una percentuale del 60%.Per individuare eventuali segnali di cambiamento bisogna tornare indietro nel tempo fino al 2011: in quell’anno, pur avendo una forza lavoro a maggioranza femminile pari al 53%, le donne ricoprivano solo il 38% dei ruoli decisionali, un dato leggermente inferiore rispetto alle rilevazioni più recenti.Alcune regioni italiane si distinguono per essere in controtendenza rispetto alla media nazionale: Abruzzo, Calabria, Campania e Molise presentano una percentuale maggiore di dirigenti donna rispetto alla media nazionale. In particolare in Calabria le donne rappresentano il 33% dei dipendenti totali degli enti locali ma ben il 45% delle figure dirigenziali.Analizzando la distribuzione delle dirigenti donna nelle diverse regioni italiane emerge che l’Abruzzo è la regione con la maggiore presenza femminile nei ruoli apicali (48%), seguita da Molise e Valle d’Aosta (47%), Emilia Romagna (46%) e altre regioni come Calabria, Campania e Liguria (45%). Al contrario, Sicilia e Veneto presentano una presenza femminile nei ruoli decisionali molto inferiore alla media nazionale, con solo il 35% delle posizioni apicali occupate da donne nonostante più del 60% dei dipendenti complessivi siano di sesso femminile.

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