Il ritorno alle origini si rivela un viaggio trasformativo quando si percorre la penisola iberica e la terra natia in sella ad una mountain bike. Gabriele Modesti, giovane ricercatore in sociologia di Arsita, un piccolo borgo abruzzese incastonato tra le pendici del Gran Sasso, ha concepito un’esperienza che va ben oltre una semplice spedizione ciclistica. Si tratta di un’indagine sul territorio, una riflessione antropologica in movimento che si snoda per oltre duemila seicento chilometri, unendo Madrid ad Arsita attraverso un percorso montuoso e ricco di contrasti.La scelta di intraprendere questo *Vuelta Rural* (un neologismo che fonde la parola spagnola “vuelta”, ritorno, con l’aggettivo “rurale”) nasce da una profonda esigenza di connessione con le proprie radici, dopo un periodo di studi universitari in Spagna, arricchito da un’esperienza Erasmus a Madrid. Non si tratta di un’impresa sportiva fine a se stessa, ma di un’immersione nel tessuto sociale ed economico di aree spesso marginalizzate, un’opportunità per osservare da vicino le dinamiche che plasmano la vita nelle comunità rurali del Sud Europa.Il percorso, attentamente studiato, si articola attraverso tre catene montuose – Pirenei, Alpi e Appennini – offrendo un caleidoscopio di paesaggi e culture. Dalle vibranti arterie urbane di Madrid, il percorso si inoltra nel cuore della Spagna, affrontando le impegnative salite dei Pirenei, toccando la spiritualità di Lourdes e addentrandosi poi lungo la costa francese, fino al fascino ribelle di Cap d’Agne, un villaggio naturista che incarna la ricerca di libertà e alterità. L’attraversamento delle Alpi Marittime conduce in Liguria, poi in Toscana, nel Lazio, fino al raggiungimento della terra d’Abruzzo.L’alloggio, quasi esclusivamente in tenda, sulle rive di laghi alpini o in rifugi di montagna, permette un contatto diretto con la natura e una maggiore disponibilità a interagire con le persone incontrate lungo il cammino. “Mi fermo dove il luogo mi parla, dove sento la necessità di osservare più a fondo”, spiega Modesti, sottolineando come la lente della sociologia si applichi non solo alle strutture sociali, ma anche alla percezione e all’interpretazione del paesaggio.Con una media di 80-100 chilometri al giorno, il viaggio rappresenta una sfida fisica e mentale, un’occasione per riflettere sullo spopolamento rurale, le migrazioni interne, le diverse forme di religiosità e le micro-società che animano il Sud Europa. La tesi triennale di Modesti, dedicata allo spopolamento della Valle del Fino, è un ulteriore tassello di questo progetto di ricerca, un tentativo di comprendere le cause profonde del declino demografico e le possibili strategie di rivitalizzazione dei territori marginali.Il *Vuelta Rural* è sostenuto da sponsor privati e da una campagna di crowdfunding online, attraverso la quale Modesti documenta la sua avventura, condividendo con il pubblico le sue riflessioni e le sue scoperte. Il viaggio si configura anche come una critica implicita ai modelli di sviluppo dominanti, all’eccessivo urbanocentrismo e alla cultura del consumo, e come un tentativo di valorizzare il patrimonio culturale e ambientale delle aree rurali. Per Modesti, il *Vuelta Rural* è, soprattutto, un modo per dare voce al mondo rurale, per promuovere una nuova visione dei territori e per contribuire a ripensare il futuro del Sud Italia, un’identità complessa e ricca di potenzialità, troppo spesso trascurata.
Abruzzo-Spagna in Mountain Bike: Un Viaggio Antropologico tra Radici e Terre.
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