La montagna, custode silenziosa e spietata, ha restituito, a distanza di cinque mesi, il corpo di Aziz Ziriat, alpinista britannico di 36 anni. La sua scomparsa, risalente al primo gennaio scorso sulle impervie pareti dell’Adamello, in Trentino, aveva scosso la comunità alpinistica internazionale. La notizia, diffusa dal portale di informazione del quotidiano “Il T.”, segna la conclusione di una vicenda drammatica, intrisa di speranza e, infine, di profonda tristezza.Ziriat, un esperto scalatore, era partito per un’escursione in alta quota in compagnia del suo amico Samuel Harris. Il loro proposito era affrontare una via di arrampicata particolarmente impegnativa, un’ambizione che, purtroppo, si è trasformata in tragedia. La comunicazione con il Regno Unito cessò improvvisamente, scatenando un allarme che innescò una complessa operazione di soccorso.Il primo tassello del puzzle drammatico venne chiarito pochi giorni dopo: il corpo di Samuel Harris fu recuperato, vittima di una valanga improvvisa, un evento tanto comune quanto inesorabile in ambienti alpini. La scomparsa di Harris, sebbene profondamente dolorosa, aveva temporaneamente interrotto le ricerche di Ziriat, dato l’estremo pericolo che le condizioni meteorologiche rappresentavano per le squadre di soccorso.Nonostante l’impegno profuso e la meticolosità delle operazioni, le ricerche di Ziriat si erano rivelate infruttuose. Le sue tracce erano svanite nella vastità del paesaggio montano, inghiottite dalla neve e dalla roccia. La speranza di ritrovarlo vivo si era lentamente affievolita, sostituita dalla cruda consapevolezza di una perdita irreparabile.Solo con lo scioglimento della neve in quota, un processo naturale che ha progressivamente svelato i segreti celati sotto il manto bianco, è stato possibile individuare il corpo di Ziriat. La scoperta, sebbene attesa, non lenisce il dolore per una vita spezzata in giovane età e per un’ambizione alpinistica troncata prematuramente.La vicenda pone interrogativi sulla imprevedibilità della montagna, un ambiente tanto affascinante quanto pericoloso, che richiede rispetto, esperienza e una profonda conoscenza dei propri limiti. L’Adamello, con le sue pareti verticali e i suoi crepacci insidiosi, ha reclamato un’altra vittima, ricordandoci la fragilità umana di fronte alla potenza della natura. La storia di Aziz Ziriat e Samuel Harris rimane un monito, un’eco silenziosa che risuona tra le cime, invitandoci a riflettere sul coraggio, sulla prudenza e sulla necessità di onorare la memoria di coloro che hanno sfidato la montagna, pagandone, in alcuni casi, un prezzo altissimo.
Adamello, ritrovato il corpo dell’alpinista Aziz Ziriat
Pubblicato il
