Ernesto Pellegrini, figura emblematica nel panorama imprenditoriale e sportivo italiano, si è spento all’età di 84 anni, lasciando un vuoto significativo nel cuore dei tifosi interisti e nel mondo degli affari. La notizia, comunicata ufficialmente dal club nerazzurro, segna la fine di un percorso professionale e sportivo ricco di successi e di un profondo legame con la squadra milanese.Nato a Milano, Pellegrini incarnò l’eccellenza del pragmatismo lombardo, coniugando una solida preparazione contabile – culminata nel diploma di ragioniere nel 1965 – con un acuto spirito imprenditoriale. La sua visione strategica si concretizzò nella fondazione dell’Organizzazione Mense Pellegrini, un’iniziativa che testimoniava la sua sensibilità verso le esigenze sociali, e successivamente nella Pellegrini Spa, espressione di una capacità di innovazione e di adattamento ai cambiamenti del mercato.Nel 1984, Pellegrini intraprese una sfida di portata epocale: l’acquisizione dell’Inter, allora in un momento di transizione. Assumendo la carica di presidente, divenne il diciassettesimo capitolo di una storia ricca di passioni e di conquiste. La sua presidenza, durata undici anni, non fu solo un periodo di successi sportivi, ma anche un’epoca di rinnovamento e di consolidamento del club.Sotto la sua guida, l’Inter riconquistò un posto d’onore nel panorama calcistico italiano ed europeo. Lo scudetto del 1989, sigillo di un progetto ambizioso e di un lavoro certosino, rappresentò un trionfo per l’intero universo nerazzurro. La doppia vittoria in Supercoppa Italiana (1989) e, soprattutto, le due affermazioni in Coppa UEFA (1991 e 1994) – competizioni che hanno visto l’Inter protagonista assoluta – consacrarono la sua presidenza come un’era d’oro per il club. Tuttavia, l’eredità di Pellegrini non si limita ai trofei esposti nella bacheca. Il suo approccio manageriale, improntato alla razionalità e alla sostenibilità, ha gettato le basi per il futuro dell’Inter, permettendo alla società di affrontare con maggiore solidità le sfide successive. La sua capacità di integrare la visione imprenditoriale con la passione per il calcio si rivelò cruciale per il successo dell’Inter.Come sottolineato nel comunicato ufficiale del club, “Per undici anni ha guidato l’Inter con saggezza, onore e determinazione, lasciando una impronta indelebile nella storia del nostro Club.” La sua figura incarna un modello di leadership che ha saputo coniugare l’ambizione di vincere con la responsabilità di gestire un’organizzazione complessa. Il passaggio del testimone a Massimo Moratti nel 1995 segnò la fine di un ciclo, ma l’influenza di Pellegrini continua a permeare l’identità interista. La sua scomparsa rappresenta una perdita non solo per il mondo del calcio, ma per l’intero tessuto economico e sociale italiano, che ha saputo riconoscere e premiare il suo talento e la sua dedizione.
Addio Ernesto Pellegrini: l’imprenditore e l’era d’oro dell’Inter
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