Anna Maria Massatani, conosciuta al mondo come Lea Massari, ha concluso il suo viaggio terreno il 19 maggio 2024, lasciando dietro di sé un’eredità artistica complessa e una personalità avvolta nel mistero. Nata a Roma, nel cuore del quartiere Monteverde, il 30 giugno 1933, la sua esistenza è stata pervasa da un’ineluttabile senso di transitorietà, una sorta di peregrinazione continua che si è manifestata tanto nella sua vita privata quanto nel suo approccio all’arte.La sua scomparsa, avvenuta in un’atmosfera di riservatezza quasi ossessiva, riflette un aspetto cruciale del suo essere: un desiderio di sottrarsi, di eludere l’eccessiva esposizione, la prevedibilità del consenso. Non si trattava di semplice timidezza, bensì di una scelta consapevole di proteggere la propria interiorità, un rifugio dal vortice dell’attenzione mediatica. La “scontrosità” che spesso l’ha accompagnata non era un’arma, ma uno scudo, un modo per preservare la libertà di pensiero e di espressione.Lea Massari fu una figura poliedrica, capace di attraversare con maestria diversi ambiti creativi: la recitazione, la musica, la poesia. La sua carriera cinematografica, iniziata negli anni ’50, la vide protagonista in film di rilievo, spesso interpretando ruoli di donne forti e enigmatiche, capaci di sfidare le convenzioni sociali. Tuttavia, la sua vera passione risiedeva nella musica, dove la sua voce, profonda e sensuale, si esprimeva in interpretazioni intense e originali, attingendo a un repertorio che spaziava dalla canzone d’autore alla musica popolare italiana e internazionale.La sua ricerca artistica fu animata da una profonda spiritualità, un interesse per le culture esotiche e per le filosofie orientali che si riflettono nella sua musica, nei suoi testi poetici e nelle sue interpretazioni sceniche. Non si accontentava di intrattenere, ma cercava di comunicare emozioni complesse, di evocare immagini evocative, di stimolare la riflessione.La sua figura, spesso percepita come distante e impenetrabile, nascondeva in realtà una grande sensibilità e una profonda umanità. Dietro la facciata di impenetrabilità si celava un’anima tormentata, alla ricerca di un senso, di un equilibrio tra la vita interiore e il mondo esterno. La “solitudine” che l’ha accompagnata non era una condizione imposta, ma una scelta, un modo per coltivare la propria creatività e per proteggere la propria autenticità.La fuga, quindi, non è da intendersi come una negazione della vita, ma come un atto di resistenza, una difesa della propria individualità in un mondo sempre più omologato. La sua eredità artistica rimane un invito a guardare oltre le apparenze, a coltivare la propria interiorità e a ricercare la bellezza e la verità, anche nei luoghi più inaspettati. La scomparsa di Lea Massari segna la fine di un capitolo, ma la sua voce e la sua immagine continueranno a risuonare nel tempo, come un eco di un’anima libera e indomita.