Un vento di cambiamento soffia sul calcio brasiliano. A poco più di un mese dall’assunzione di Carlo Ancelotti come commissario tecnico della Seleção, un’indagine di Datafolha rivela un dato storico: per la prima volta, la maggioranza dei brasiliani (52%) accoglie positivamente la presenza di un allenatore straniero alla guida della nazionale. Un’inversione di rotta significativa, che testimonia una profonda riflessione sul ruolo del tecnico e le dinamiche del calcio globale.Il sondaggio, condotto a metà giugno, evidenzia un netto distacco dalla reticenza che ha caratterizzato per decenni il rapporto tra il Brasile e i tecnici provenienti dall’estero. Nonostante la popolarità e l’ammirazione per figure iconiche come Zagallo, la tradizionale avversione verso gli stranieri, alimentata da una forte identità calcistica e dalla celebrazione del “jogo bonito”, ha sempre pesato sulle scelte della Federazione. L’attuale scenario si configura come l’apice di un processo di evoluzione, accelerato dalle recenti esperienze internazionali. La delusione per l’eliminazione ai quarti di finale del Mondiale in Qatar 2022, quando il 41% degli intervistati si diceva favorevole a un tecnico straniero, ha creato un terreno fertile per la sperimentazione e la ricerca di nuove soluzioni. Un sentimento simile, sebbene in misura minore, si manifestava già poco prima della competizione, quando il sostegno a un allenatore non brasiliano si attestava al 30%.L’arrivo di Ancelotti, figura carismatica e di comprovata esperienza a livello europeo e mondiale, ha rappresentato una sorta di “reset” per la Seleção. Il periodo precedente era stato segnato da una profonda instabilità, un vortice di cambi di allenatore che hanno eroso la continuità e la credibilità del progetto nazionale. Dopo l’addio di Tite, la Federazione ha sperimentato con Ramon Menezes e Fernando Diniz, ottenendo risultati altalenanti (un rendimento complessivo del 37%), per poi affidare temporaneamente la guida a Dorival Júnior, che pur ottenendo un bilancio apparentemente equilibrato (7 vittorie, 7 pareggi e 2 sconfitte in 16 partite), non è riuscito a disinnescare le criticità e a restituire entusiasmo al pubblico.La fiducia nei confronti di Ancelotti non è solo il frutto della sua reputazione internazionale, ma anche la speranza di un approccio più metodico e orientato alla costruzione di un progetto a lungo termine. L’esordio, segnato dal pareggio contro l’Ecuador e dalla vittoria sul Paraguay che ha garantito la qualificazione ai Mondiali 2026, ha contribuito a creare un clima di ottimismo e a mitigare le resistenze iniziali. Questo cambiamento di mentalità, seppur parziale, apre a nuove prospettive per il futuro del calcio brasiliano, suggerendo che l’identità nazionale e l’apertura all’innovazione non sono necessariamente in contraddizione, ma possono coesistere e arricchirsi a vicenda. La sfida per Ancelotti sarà quella di onorare questa fiducia, traducendola in risultati concreti e in un calcio che sappia coniugare la tradizione con la modernità.