mercoledì, 2 Luglio 2025
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Anestesisti in agitazione: il rischio per il soccorso in Sicilia.

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Il confronto tra le rappresentanze sindacali del personale medico e la dirigenza sanitaria regionale, unitamente all’assessorato alla sanità della Regione Siciliana, ha evidenziato una divergenza di posizioni tale da mantenere in stato di agitazione la categoria degli anestesisti-rianimatori. La proposta avanzata dall’assessorato, consistente in un incremento salariale del 10%, pari a 5 euro lordi per turno, è stata giudicata dalle organizzazioni sindacali – Aaroi Emac, Anaao Assomed, Cimo-Fesmed, Fvm, Cgil Medici, Cisl Medici e Fassid – profondamente insufficiente e non coerente con le dinamiche compensative vigenti in altre regioni italiane.Il problema strutturale risiede nella natura volontaria e incentivata della copertura dei turni di servizio presso i mezzi di soccorso del 118. Questo modello, sebbene cruciale per garantire la disponibilità del personale, rende particolarmente delicato il tema della retribuzione, divenendo fattore determinante nella motivazione e nella fidelizzazione degli anestesisti. La disparità con altre realtà regionali, in particolare con il Nord Italia, dove operatori simili a quelli siciliani percepiscono compensi compresi tra 60 e 100 euro lordi per turno, accentua la sensazione di svalutazione professionale e il rischio di un progressivo depauperamento del servizio.La situazione è particolarmente critica nelle aree geografiche dove la copertura del soccorso avviene interamente con personale su base volontaria, come nel caso di Catania. La presenza di specialisti dedicati all’elisoccorso è garantita a Palermo e Caltanissetta, ma la dipendenza dalla disponibilità volontaria di operatori a Catania solleva seri interrogativi sulla sostenibilità del servizio e sulla sua capacità di rispondere efficacemente alle emergenze. Un compenso inadeguato, come quello proposto, rischia di compromettere la continuità operativa e di esporre la popolazione a disagi e rischi.Le organizzazioni sindacali ribadiscono la necessità di un ripensamento profondo della politica retributiva, al fine di garantire una remunerazione equa e incentivante per il personale medico che opera in prima linea nel sistema di soccorso. Un’azione correttiva non solo è un imperativo di giustizia professionale, ma anche un investimento nella salvaguardia della salute pubblica e nella garanzia di un servizio di emergenza efficiente e accessibile a tutti i cittadini siciliani. L’attuale impasse rischia di pregiudicare il futuro del sistema di soccorso e di minare la fiducia dei professionisti verso le istituzioni regionali.

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