Un’operazione di portata significativa, scaturita da un’articolata indagine condotta dalla Procura della Repubblica di Roma, ha portato all’esecuzione di un provvedimento cautelare che coinvolge un totale di ventidue soggetti – cinque in custodia preventiva e diciassette società – accusati di aver tessuto una rete complessa di illeciti a danno dell’erario e della sana gestione dei fondi pubblici. L’ordinanza, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Roma, suggella un’attività investigativa condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, che ha portato alla luce una presunta associazione per delinqua, volta a manipolare gli appalti relativi alla manutenzione e al rifacimento della viabilità stradale di Roma Capitale e Astral Spa.Al centro dell’inchiesta vi è la ricostruzione di un sistema fraudolento, orchestrato da un gruppo imprenditoriale che, secondo l’accusa, avrebbe utilizzato una pluralità di società schermo, intestate a prestanome, per aggirare i controlli e assicurarsi l’assegnazione di appalti pubblici. La ricostruzione degli equilibri societari e dei flussi finanziari rivela un’attenta pianificazione volta a occultare la reale titolarità delle imprese, rendendo difficoltosa l’identificazione dei beneficiari effettivi dei profitti illeciti.Le accuse mosse agli indagati sono di gravità eccezionale: associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, turbativa d’asta – ovvero alterazione illegittima delle procedure di gara – frode nella fornitura di beni e servizi alla pubblica amministrazione, trasferimento fraudolento di risorse finanziarie e bancarotta ingannevole. Questi reati, presuntamente commessi in sinergia, avrebbero permesso all’organizzazione di ottenere commesse pubbliche consistenti, alterando la concorrenza leale e sottraendo risorse destinate alla collettività.L’intervento della Procura della Repubblica e dell’azione di polizia finanziaria mirano a dissanguare le radici di un sistema che, secondo le prime evidenze, ha compromesso l’integrità delle procedure amministrative e la trasparenza nella gestione dei lavori pubblici. Le interdizioni antimafia imposte alle società coinvolte rappresentano una misura preventiva volta a impedire la loro reiterata partecipazione a bandi di gara, garantendo, almeno in via cautelare, la tutela del patrimonio pubblico e il ripristino della legalità nel settore degli appalti. L’indagine prosegue nel tentativo di ricostruire l’intero quadro delle attività illecite, identificando tutti i soggetti coinvolti e quantificando l’ammontare dei danni arrecati all’erario.